Francesca Alleva – Libri
Non possiamo fare l’amore, devo finire il capitolo.
Non possiamo fare l’amore, devo finire il capitolo.
Era così bello il tuo volto e adesso striscia nella terra, coi bei capelli bruni che, strappati, volano nella polvere. Eravamo nati lontani, noi due, tu a Troia e io a Tebe, ma un solo destino ci aspettava. Ed è stato un destino infelice. Adesso mi lasci vedova nella tua casa, immersa nel più tremendo dolore. Il figlio che abbiamo avuto insieme è ancora così piccolo: non potrai più aiutarlo, e lui non potrà aiutare te. Se mai sopravviverà a questa guerra, per sempre gli saranno accanto pena e dolore, perché chi non ha un padre perde gli amici, e con fatica difende i suoi averi. A occhi bassi, il volto rigato di lacrime, andrà a tirare il mantello di altri padri, per avere protezione, e qualcuno magari avrà uno sguardo di pietà per lui, ma sarà come bagnare le labbra di un assetato. E sì che i Troiani lo chiamavano “il signore della città” questo bambino, perché era figlio tuo, e tu eri colui che, quella città, da solo difendeva. Ettore… il destino ti ha fatto morire lontano da me, e questo sarà per sempre il mio dolore più grande: perché non ho avuto per me le tue ultime parole: le avrei tenute strette e le avrei ricordate per tutta la vita: ogni giorno e ogni notte della mia vita. Sotto le navi nere, adesso, sei preda dei vermi e il tuo corpo nudo, che tanto amavo, fa da pasto ai cani. Tuniche bellissime e ricche, tessute da mano di donna, ti aspettavano qui.Andrò nella reggia, le prenderò le getterò nel fuoco. Se questa è l’unica pira che posso fare in tuo onore, la farò. Per la tua gloria, d’avanti a tutti gli uomini e le donne di Troia.
Ricordare era vietato. Dimenticare mi faceva paura.
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
Addio, ma con me sarai, verrai dentro una goccia di sangue che circolerà nelle mie vene, o fuori, bacio che mi brucia il volto o cinturone di fuoco nella mia cintola.Dolce mia, accogli il grande amore che uscì dalla mia vita e che in te non trovava territorio come l’esploratore sperduto nell’isola del pane e del miele.Io ti trovai dopo la tormenta, la pioggia lavò l’aria e nell’acqua i tuoi dolci piedi brillarono come pesci.Adorata, vado alle mie battaglie.Graffierò la terra per farti una grotta e lì il tuo Capitano t’attenderà con fiori nel letto.Non pensar più mai dolcezza, al tormento che passò tra di noi come un fulmine di fosforo lasciandoci forse la sua bruciatura.Venne anche la pace, perché torno a lottare alla mia terra, e poiché ho il cuore completo con la parte di sangue che mi desti per sempre, e poiché reco le mani piene del tuo essere nudo, guardami, guardami, guardami per il mare, che vado raggiante, guardami per la notte che navigo, e mare e notte sono gli occhi tuoi.Non sono uscito da te quando m’allontano.Ora ti racconterò:La mia terra sarà tua, vado a conquistarla, non solo per darla a te, ma per tutti, per tutto il mio popolo.Un giorno il ladro uscirà dalla sua torre e l’invasore sarà espulso.Tutti i frutti della vita cresceranno nelle mie mani, prima abituati alla polvere da sparo.E saprò accarezzare i nuovi fiiori, perché tu m’insegnasti la tenerezza.Dolce mia, adorata, verrai con me a lottare corpo a corpo perché nel mio cuore vivono i tuoi baci come bandiere rosse, e se cado, non solo mi coprirà la terra, ma questo grande amore che mi recasti e che visse circolando nel mio sangue.Verrai con me, in quell’ora ti attendo, in quell’ora e in tutte le ore, in tutte le ore ti attendo.E quando verrà la tristezza che odio a bussare alla tua porta, dille che io ti attendo e quando la solitudine vorrà che cambi l’anello in cui sta scritto il mio nome, di alla solitudine che parli con me, ché io dovetti andarmene perché sono un soldato, e che là dove sono, sotto la pioggia o sotto il fuoco, amor mio t’attendo, t’attendo nel deserto più duro e presso il limone fiorito: in ogni parte dove sia la vita, dove la primavera sta nascendo, amor mio t’attendo.Quando ti diranno “quell’uomo non t’ama”, ricorda che i miei piedi son soli in quella notte, e cercano i dolci e piccoli piedi che adoro.Amore, quando ti diranno che t’ho dimenticata, e anche se sarò io a dirlo, quando io te lo dirò, non credermi:chi e come potrebbe reciderti dal mio petto, e chi raccoglierebbe il mio sangue quando verso di te m’andassi dissanguando?Ma neppure posso dimenticare il mio popolo, vado a lottare in ogni strada, dietro ogni pietra.Anche il tuo amore m’aiuta:è un fiore chiuso che ogni volta mi empie del suo aroma e che s’apre d’improvviso dentro di me come una grande stella.Amore mio è notte.L’acqua nera, il mondo addormentato mi circondano.Poi verrà l’aurora, e nel frattempo io ti scrivo per dirti “Ti amo”.Per dirti Ti amo, cura, pulisci, innalza, difendi il nostro amore, anima mia.Io te lo lascio come se lasciassi un pugno di terra con semi.Dal nostro amore nasceranno vite.Nel nostro amore berranno acqua.Forse arriverà un giorno in cui un uomo e una donna, uguali a noi, toccheranno questo amore, e ancora avrà forza per bruciare le mani che lo toccheranno.Chi fummo? Che importa?.Toccheranno questo fuoco, e il fuoco, dolce mia, dirà il tuo semplice nome e il mio, il nome che tu sola sapest, perché tu sola sulla terra sai chi sono, e perché nessuno mi conobbe come una, come una sola delle tue mani, perché nessuno seppe come, né quando, il mio cuore stette ardendo solamente i tuoi grandi occhi grigi lo seppero, la tua grande bocca, la tua pelle, i tuoi seni, il tuo ventre, le tue viscere e l’anima tua che io risvegliai perché restasse a cantare fino alla fine della vita.Amore, t’attendo.Addio, amore, t’attendo.Amore, amore, t’attendo.Così questa lettera termina senza nessuna tristezza:sono fermi i miei piedi sulla terra, la mia mano scrive questa lettera lungo la strada, e in mezzo alla vita sarò sempre vicino all’amico, di fronte al nemico, col tuo nome sulle labbra, e un bacio che giammai s’allontanò dalla tua bocca.
Lo scrittore non è che un portavoce delle nostre emozioni più profonde. A volte capita di stupirci di fronte alla sua innata capacità di leggere nei cuori della gente, perché egli sa riportare nei libri le esatte parole che avremmo voluto scrivere noi in determinate circostanze.
Leggere è conoscere l’anima di chi scrive perché, parola dopo parola, il battito del cuore di chi scrive si fonde col battito di chi legge.