Francesco Avella – Ateismo
Come posso credere che Dio sia amore, se l’enciclopedia medica che elenca le malattie che affliggono l’umanità è decine di volte più voluminosa della Bibbia?
Come posso credere che Dio sia amore, se l’enciclopedia medica che elenca le malattie che affliggono l’umanità è decine di volte più voluminosa della Bibbia?
I cristiani che si scagliano contro le FEMEN, oltre ad insultarle, spesso le invitano ad andare a manifestare nei paesi islamici, dimostrando di rimpiangere i tempi d’oro del cristianesimo, quando l’amore cristiano era talmente caldo e avvolgente da accendere roghi.
L’ateismo, per me, non è un risultato, e tanto meno un avvenimento – come tale non lo conosco: io lo intendo per istinto. Sono troppo curioso, troppo problematico, troppo tracotante, perché possa piacermi una risposta grossolana. Dio è una risposta grossolana, un’indelicatezza verso noi pensatori – in fondo è solo un grossolano divieto che ci vien fatto: non dovete pensare!
L’ateismo è un segno di forza di spirito, ma fino a un certo punto soltanto.
Non c’è religione che tenga per un ateo che si sostenga.
Non mi sento di qualificarmi ateo per non sentirmi limitato; non mi sento di qualificarmi un credente di quel Dio comunemente prospettato, per non sentirmi ancor più limitato; sento di avere dei limiti anche se di essi me ne resta poco chiara l’ampiezza; sento che al di là dei miei limiti c’è una infinità di cose che non mi è dato al momento di capire ma, applicandomi, potrò in parte capire, ampliando conseguentemente i miei limiti; al di là di quest’ultimi, quello che c’è, solo Dio lo sa!
La maggior parte degli uomini di oggi non sono tanto atei o non credenti, quanto increduli. Ma colui che è incredulo non è fuori dalla sfera della religione. […] Lo stato d’animo di chi non appartiene più alla sfera del religioso non è l’incredulità, ma l’indifferenza, il non saper che farsene di queste domande. Ma l’indifferenza è veramente la morte dell’uomo.