Franco Paolucci – Tempi Moderni
Chissà com’è ma per diventare cavaliere del lavoro occorre andare agli incontri di lavoro corazzato sempre da cavaliere.
Chissà com’è ma per diventare cavaliere del lavoro occorre andare agli incontri di lavoro corazzato sempre da cavaliere.
Non ho tempo di essere stanco perché se rallenti il passo, se ti volti per guardare il passato prima di fare qualcosa ci pensi allora sarà la fine, rimarrai sempre indietro.
Ricordo ancora con immensa tenerezza quando si comunicava, non si digitava, quando si aprivano le lettere e non le notifiche, quando si corteggiava con lo sguardo e non con un “mi piace”. Ci sono emozioni che andrebbero preservate come specie protette.
Voler cambiare le cose è prerogativa di chi non dorme camminando. È così facile accorgersi delle cose che non vanno che sarebbe un delitto non intraprendere crociate contro i soprusi della società.
La tecnologia ha portato anche eccezionali migliorie nella vita delle persone, sarebbe assurdo negarlo per uno che utilizza questo strumento, però credo che il vero motivo per la quale si sia sviluppata così velocemente, negli ultimi decenni, sia rendere molti… schiavi di pochi.
Il ventennio breve. Un’epoca cominciata agli inizi degli anni Novanta, che aveva gradualmente spopolato le province, spostato masse di giovani fiduciosi in città. L’epoca del “miracolo economico”, della Ruota della Fortuna e del Gabibbo, quando sembrava ovvio poter vendere qualsiasi cosa: un progetto politico, un paio di gambe, un pezzo di truciolato spacciandolo per massello, è adesso finita e sepolta nei cartelli “fuori tutto” e “cessata attività”.
Non c’è soluzione perché non c’è alcun problema.