Paul Mehis – Frasi sulla Natura
Ed il “mio” lago, mentre ci abbracciamo, diventa il “tuo” mare, il “tuo” mare, mentre ci baciamo, diventa il nostro cielo, ed il nostro cielo, mentre facciamo l’amore, diventa un immensa briciola di universo.
Ed il “mio” lago, mentre ci abbracciamo, diventa il “tuo” mare, il “tuo” mare, mentre ci baciamo, diventa il nostro cielo, ed il nostro cielo, mentre facciamo l’amore, diventa un immensa briciola di universo.
Con l’inverno alle porte ogni giornata di sole è come un regalo di Dio.
Quando la luce si infrange… mille sono i riflessi,la stessa cosa succede a noi essere umani,quando ci scontriamo con il nostro io,mille sono le sfaccettature…
Il mare dice parole d’amore sembra la voce di una donna che prega.
La Natura non tollera menzogne!
Il caldo è come la donna di qualcun altro: Quando non c’è speri che arrivi presto ma che duri lo stretto necessario per appagare le proprie voglie.
Le onde i scontrano con gli scogli come uno schiaffo pieno di rabbia che libera tutta la sua potenza in dei bianchi schizzi d’acqua. E al mattino, tutto torna alla normalità. Le onde si rappacificano in una dolce carezza piena di riflessi di luce.
Il mare e le montagne. Fatti di materia diversa, ma di ugual fascino.
Lieto è il canto del mare che con le sue onde sembra parlare…dolce è l’oblio quando viene sera…caldo è il sole nelle giornate di neve…io…lungo il viale raccoglierò foglie autunnali eannuserò rose appassite tristemente senza spine.
In un giorno di sole dentro piove.
Quanta acqua, nel deserto.
L’egoismo e la cattiveria dell’uomo si denotano dall’importanza che non dà alla natura che tutto gli dona.
La natura è benevole sempre! Anche quando si ribella non lo fa perché lo vuole ma per compiacere le azioni degli uomini.
Guarda, il sole splende in un baleno, sorridi sempre all’arcobaleno.
La bellezza dell’arte e della natura è senza tempo.
Rivoglio l’autunno così che possa ricordare di morire gemma a primavera.
Sono molti gli autoinganni, e servono solo ad uno scopo: proteggersi. Dalla realtà che non si vuole accettare, da un pericolo che è solo dentro il cuore di chi lo pensa e mai all’esterno. Qualcuno ha detto che “mangiare” una persona significa diventare come lei, e in virtù della sua autorità è stato ascoltato. È semplicemente un suggerimento per fuggire dalla realtà, da quello che si è, non cambiarla, neanche in meglio. Per quante illusioni si creino, si vive nella realtà fatta di leggi, fisiche, meccaniche, geometriche, armoniche. Una legge morale, se non tiene conto di queste su cui si basa il mondo, diventa autodistruzione, alimenta la ritirata di fronte al peggiore nemico della sopravvivenza, se stessi. Una maschera non diventa essere, nemmeno scambiando, convertendo la definizione tra le due. Diventa apparenza, qualcosa di cui si è in parte orgogliosi davanti ad uno specchio di vetro, ma niente di più. Si appare secondo un desiderio, ma non si vive, non si concretizza, se non secondo l’effimera apparenza di cui ci si veste. Nel fondo, nell’anima, qualcosa si conosce, si sa. E ci si cammina insieme, con questo senso di nebulosa evidenza, è sempre lì e non si sfugge. Ecco perché qualcuno con uno specchio diverso dal vetro è come un nemico da combattere, per opporsi alla realtà che non piace, agli scambi che la vita non sopporta, allo spirito estratto dall’essere, quello vero, che il sangue non sostiene, un cuore di massa critica per il petto. Ecco qui, il male da cui Dio non può tornare indietro, perché ha attivato reazioni delle leggi fisiche a cui persino Lui doveva stare attento; un sistema si deve trattare secondo la sua natura, non poteva veramente fare “tutto” quello che voleva, nemmeno per amore del Figlio.