Georg Wilhelm Friedrich Hegel – Felicità
La storia non è il terreno della felicità. I periodi di felicità sono in essa pagine vuote.
La storia non è il terreno della felicità. I periodi di felicità sono in essa pagine vuote.
Tutti desideriamo essere felici, eppure anche quando lo dovremmo essere, siamo scontenti e insoddisfatti. Come se ci mancasse costantemente un qualcosa per poter completare il quadro della nostra felicità. Non ci accorgiamo che ciò che ci manca è un pezzo di noi, quella parte dell’anima che rende un bambino perfettamente felice davanti ad un regalo incartato o alle bolle di sapone. Quella parte di noi che capisce che la felicità non è necessariamente sapere tutto ma essere sorpresi. E che sa anche che la felicità dura solo un istante splendido.
E quando nonostante le nubi, tu potrai comunque vedere le stelle, capirai che il Sole più importante è quello che brilla nel tuo cuore.
Il non essere tristi non implica essere felici! La felicità va al di sopra della normalità. È la sensazione dell’attimo. A volte non ti accorgi neanche del suo arrivo, e quando ti capita di sentire la sua presenza, il tutto finisce. E ti senti nuovamente triste, ma la tristezza diversa da quella reale, siamo solo insoddisfatti di quello che abbiamo.
Non è vero che i soldi non fanno la felicità, i soldi fanno la felicità.
“Voi dunque converrete meco, che quello è il più felice di tutti gli uomini, perché è al di sopra di tutto ciò che possiede”. “E non vedete voi – rispose Martino – che di tutto ciò che possiede egli è disgustato? Platone disse, molto tempo fa, che i migliori stomaci non son quelli che rigettano tutti gli alimenti”.”Ma – disse Candido – non è un piacere a criticar tutto? A trovar dè difetti, dove gli altri uomini credon vedere delle bellezze?”
La felicità a tutti i costi non m’interessa; la trovo troppo asfissiante. Preferisco un poco di serenità. Una serenità costante, non la beatitudine.