Su questa panchina noi, a raccontare dei nostri Eroi.Le mani giunte come per non lasciarsi andare, i piedi che sfregano sull’erba mentre sono occhi e gesti a parlare.Parole dipingono la bocca.Dal niente estrapoli i miei umori e comprendi i miei dispiaceri.È confortante sai la tua vicinanza che sembra riflettere la mia essenza.Una cura la tua presenza.Ci scriviamo sulla pelle affacciate al panorama della nostra mente.Ci regaliamo battiti lenti e veloci che sanno spiegare tutto ciò che gli altri non riescono a capire.Come una bambola di pezza – nel gioco della fiducia – mi lascio cadere all’indietro convinta che ci sarà qualcuno a sorreggermi, te.Che sei diventata improvvisamente la religione del mio presente.