Giusva Iannitelli – Arte
Roma, un teatro all’aperto.
Roma, un teatro all’aperto.
Comincio a credere, anche a rischio di cadere nel paradosso […] che l’artista deve amare la vita e odiare l’arte. Il contrario di ciò che ho pensato fino ad ora.
La vera arte della diplomazia consiste nel non perdere il posto.
L’epidermide è la mia tela e quell’ago la dipinge di attimi vissuti, che il tempo vuol a tutti i costi sbiadire, ma che l’inchiostro fa rimanere lì, impressi su di me per sempre.
L’artista deve temere lo spirito da letterato che porta così spesso il pittore ad allontanarsi…
Sei un artista? E allora soffri.
Spesso mi chiedo come mai si abbia, specialmente in determinate circostanze, questo bisogno incondizionato di scrivere, questa urgenza di permettere alle mie idee di assumere una forma concreta e plasmarsi secondo le esigenze di chiunque le legga. A questo quesito interiore rispondo semplicemente dicendo che ne sento il bisogno, un bisogno direi esasperato; immagino la scrittura come una vera e propria arte drammatica un po’ come recitare dove si indossano altri panni, si vivono altre vite e calarsi in un personaggio diventa necessario per simularne la parte. Così facendo si compie il miracolo di moltiplicare la propria esistenza, di entrare in un certo senso, in quello che potrebbe essere definita la “quarta dimensione” della mente.