J.R.R. Tolkien (John Ronald Reuel Tolkien) – Sogno
Poi giunge la sera: le visioni sbiadiscono e scompaiono scintillando; le fiaccole passano in un un’altra stanza, in un altro sogno.
Poi giunge la sera: le visioni sbiadiscono e scompaiono scintillando; le fiaccole passano in un un’altra stanza, in un altro sogno.
La forza sta in ognuno di noi, giorno per giorno la si acquista, la si perde, la trovi sempre dentro, dentro te stesso, è come la speranza.
È il volto contratto della vita che mi obbliga a sognare.
Il sogno, un desiderio segreto che l’anima preserva, puledro alato, aspetta la notte maga per levare il suo volo, quando la cenere fatata della luna incantata disegna la scia d’argento che dal cielo cala, via tracciata a dirigere il tuo cuore verso la meta destata.
Li ho dotati di tutti i comfort, a tenuta stagna dal reale, immuni da contaminazioni. Ecco perché non riesco più a fuggire dai miei sogni, prigioniero volontario di mille vorrei.
Ho sognato che eravamo io e te e c’erano anche i nostri occhi, sì, gli occhi; poi, ricordo che sono apparse le mani come carezze dirette dagli occhi. Questi occhi sembrava fossero direttori d’orchestra e nell’armonia sentivo un suono, un ritmo, si, un crescendo di percezioni… sospiri. Ricordo, ancora, che i sospiri conducevano la dolcezza delle carezze come petali sfiorati dal vento e, poi, ricordo un divenire di colori in un susseguirsi di intensità: luce nella luce. Le parole delle labbra scandivano sintonie celebrali come fossero fiocchi di neve in un inverno di sole.
Il sogno é il tentato appagamento di un desiderio.