Jack Kerouac – Libri
Ginsberg dice che non comprendo la “società”, solo la “solitudine dove tutto è duro, triste e senza speranza”.
Ginsberg dice che non comprendo la “società”, solo la “solitudine dove tutto è duro, triste e senza speranza”.
“È solo una spada.” Se avesse avuto bisogno di una spada, ce n’erano a centinaia sotto il tempio. Ago era troppo piccola per essere una vera spada, era poco più di un giocattolo. E Arya era solo una ragazzina quando Jon Snow l’aveva fatta forgiare per lei. “È solo una spada” proclamò, questa volta a voce alta…… ma non era così.Ago era Robb, Bran, Rickpn, sua madre, suo padre e anche Sansa. Ago erano le pareti grigie di Grande Inverno e le risate della sua gente. Ago erano le nevicate estive, le storie della vecchia Nan, era l’albero-cuore con le sue foglie rosse e il terribile volto scolpito nel legno, era l’odore caldo di terra dei giardini coperti, il vento del Nord che faceva sbattere le imposte della sua stanza. Ago era il sorriso di Jon Snow.
I personaggi del mio romanzo sono le mie proprie possibilità che non si sono realizzate. Per questo voglio bene a tutti allo stesso modo e tutti allo stesso modo mi spaventano: ciscuno di essi ha superato un confine che io ho solo aggirato.
Dormono le cime dei monti.Dormono i boschi e il maree tu vegli insonne a tarda notte, Alexandros.Dove vagano i tuoi occhi,dove il tuo cuore?Cerchi luognhi remotidove tramontano le costellazioni, dove muoiono le onde dell’oceano estremo.Non pensi a me, alla mia attesa amara, tu ardi del fuoco che brucia nel cuore degli dei.
Immaginava la sua anima come un quieto villaggio saccheggiato e disperso dall’invasione selvaggia di una vertiginosa quantità di immagini, sensazioni, odori, suoni, dolori, parole. La morte che simulava, a vederlo, era il risultato paradossale di una vita esplosa. Un caos irrefrenabile era ciò che crepitava sotto il suo mutismo e la sua immobilità.
Uno non sa cosa sia la sete fin quando non beve per la prima volta.
Camminavo nella sera piena di lillà con tutti i muscoli indolenziti in mezzo alle luci della 27ma strada nella Welton in mezzo al quartiere negro di Denver, desiderando di essere un negro, sentendo che quanto di meglio il mondo dei bianchi ci aveva offerto non conteneva abbastanza estasi per me, e neppure abbastanza vita, gioia, entusiasmo, oscurità, musica, né notte sufficiente. […] Desiderai di essere un messicano di Denver, o persino un povero giapponese stremato dal lavoro, tutto fuorché quel che tristemente ero, un “uomo bianco” disilluso.