Jennifer El Khattabi – Vita
“Ciò che non ti uccide, ti rende più forte” dicono. No, ciò che ti uccide, ti uccide, perché ti cambia. E non c’è peggiore morte della morte di se stessi. Chi muore dentro, muore più volte.
“Ciò che non ti uccide, ti rende più forte” dicono. No, ciò che ti uccide, ti uccide, perché ti cambia. E non c’è peggiore morte della morte di se stessi. Chi muore dentro, muore più volte.
Lo scrittore è come una stella, sembra solo un puntino luminoso, invece è più grande del mondo in cui viviamo…
L’alba è il principio del giorno, il tramonto è la fine… come la nascita è l’incipit e la morte l’epilogo di un grande libro racchiuso in ognuno dal titolo: vita.
Quando hai sofferto tanto ti viene spontaneo dare di te un’immagine decisa, inattaccabile quasi distaccata.Alla lunga ti accorgi però che questa immagine finisce per assorbirti quasi tutte le energie e capisci che indossare un’armatura ti protegge da altre ferite ma allo stesso tempo non ti libera dalla sofferenza che ti porti dentro.A quel punto devi decidere se custodire il tuo dolore o dargli la possibilità di curarsi.
La sicurezza che sia giusto non è in grado di garantirla nessuno. Se la strada sia sbagliata, o se bisogna solo stare fermi. Siamo insicuri perché siamo umani e possiamo commettere errori in ogni momento, il coraggio non manca, ma ci pensiamo due, tre volte prima di fare qualcosa. Alla fine restiamo lì fermi ad aspettare, a capire quale strada bisogna percorrere, quale sentiero bisogna iniziare per camminare verso una vita migliore.
Dalla vita ho imparato che in ogni sguardo c’è un po’ di dolcezza, che in ogni mano c’è una carezza, che in ogni viso c’è un sorriso, che da ogni caduta emerge una grande forza, che dietro ogni nuvola c’è un sole che brilla. Ho imparato che la vita è tutto e che tutto è pieno di vita.
Guarda come precaria e misera è la condizione dell’uomo: ieri embrione, domani mummia o cenere. E dunque questa briciola di tempo che ti è concessa vivila secondo natura e separati dalla vita serenamente, come l’oliva matura che cade benedicendo la terra che l’ha portata su di sè, e rendendo grazie all’albero che l’ha fatta maturare.