Joe Martini – Sogno
Credere nei sogni e nella loro riuscita apre una finestra dentro noi, riuscendo a farci vedere la direzione da percorrere.
Credere nei sogni e nella loro riuscita apre una finestra dentro noi, riuscendo a farci vedere la direzione da percorrere.
Il mio cuore, vestito dai tuoi ricordi, ha bisogno di un appiglio per riequilibrarsi. Spoglialo lentamente, è il luogo dove per molto tempo sei stata nascosta, non sapendo tu, ci fossi stata. E se il tempo è scivolato, ha la parvenza di una caduta improvvisata, non voluta, che in questo attimo di riverbero, sembra voglia tornare a noi. Il mio cuore, nudo e solo, dopo che ci si è persi. E che non potrà più essere tuo.
Arrivata alla fine del viaggio, dovrò pur aver trovato un senso ai miei sospiri, ai miei respiri, alle lacerazioni della pelle di quest’anima mia che, consapevole o illusa, ha continuato ad arrampicarsi sulla scivolosa parete dei sogni. Tentando di raggiungere l’infinito.
Quando sogni la libertà è il momento di viverla.
I nostri sogni sono lucciole che escono di nascosto la notte e, incontrandosi, si raccontano verità a voce bassa.
La scissione tra sogno e realtà non esiste: quando le due cose si intersecano perfettamente diventando pensiero di volontà e azione, solo così evolvendosi in una sola cosa diventano creazione nella materia.
Il proposito che lo guidava non era impossibile, anche se soprannaturale. Voleva sognare un uomo: voleva sognarlo con minuziosa interezza e imporlo alla realtà…Comprese che l’impegno di modellare la materia incoerente e vertiginosa di cui si compongono i sogni è il più arduo che possa assumere un uomo, anche se penetri tutti gli enigmi dell’ordine superiore e dell’inferiore: molto più arduo che tessere una corda di sabbia o monetare il vento senza volto…Sognò un uomo intero, un giovane, che però non si levava, né parlava, né poteva aprire gli occhi. Per notti e notti continuò a sognarlo addormentato…Nelle cosmogonie gnostiche, i demiurgi impastano un rosso Adamo che non riesce ad alzarsi in piedi; così inabile, rozzo ed elementare come quest’Adamo di polvere, era l’Adamo di sogno che le notti del mago avevano fabbricato…Nel sonno dell’uomo che lo sognava, il sognato si svegliò. […]Prima (perché non sapesse mai che era un fantasma, perché si credesse un uomo come gli altri) gl’infuse l’oblivio totale dei suoi anni di apprendistato…Non essere un uomo, essere la proiezione del sogno di un altr’uomo: che umiliazione incomparabile, che vertigine!.Andò incontro ai gironi di fuoco: che non morsero la sua carne, che lo accarezzarono e inondarono senza calore e senza combustione…Con sollievo, con umiliazione, con terrore, comprese che era anche lui una parvenza, che un altro stava sognandolo…