John Donne – Frasi sulla Natura
Il grande capolavoro della natura, l’elefante; l’unica creatura gigantesca e innocua.
Il grande capolavoro della natura, l’elefante; l’unica creatura gigantesca e innocua.
È attraverso le leggi del caos che procede la natura. E l’antropologia.
I fiori abbelliscono l’anima profumandola di sogni.
La bellezza rinnovata del Mondo e delle stelle parla da sola dell’enorme spirito invidiato dall’Onnipotente: più splendido degli angeli, più profondo dei pensieri di Dio, di conoscenze più luminose di quelle del Maestro, una perla più bella di Lui e degli dèi e di tesori immensi. Il ladrocinio perpetrato dal Padre per impossessarsi delle acque azzurre dell’eternità è solo avere, e dimostra che la sua immortalità è solo espoliazione degli esseri che vede più grandi, di cui vuole avere la luce. E quindi, non è immortalità. E questa trasformazione non è altro Dio che vuole invertire la sua natura e diventare bene, consumare la vita fino alla fine, e la scienza, immobile nella sua esattezza, non i sogni che in fondo si muovono assecondando vento, gli dice che questo tentativo è mortale. Mutando il suo universo nella nuova luce e nuove acque dal sangue, si è guadagnato l’estinzione di quello che ama, ma amare è una parola grossa, che desidera fare suo nel Regno del Messia. Il desiderio non conosce il futuro, se non le sue ambizioni in un tempo immaginario, che non esiste. Non vede se non quello che la sua avidità brama, e odia la verità dei fatti che gli mostra il suo vero volto, il capolinea di una strada fatta di morti, di corpi usati per la Parola che vale solo metà di quanto vorrebbe, la verità da una parte e la falsità e l’arbitrarietà usate per nascondere la propria natura. Che si annullano a vicenda. Quindi questa luce, a che serve. Gli angeli la barattano per l’eternità, aureole rapinate, e un’isola dove l’apparenza nasconde ormai la disarmonia inconcepibile della Ruota. È proprio la maschera, questa volta, a svelare e mostrare cosa c’è dietro, mai accaduto prima. Ed è stato il mio spirito, nella morte, nel giudizio del Padre per sterminare ed appropriarsi e abbellirsi di questa eredità di luce smisurata, a farlo. Incredibile. Straordinario.
Bianche spiagge dove affondare i piedi tra la dolce brezza del vento e il mormorio del fresco mare, mentre un ritornello mi gira nella mente, un ricordo lontano timidamente s’affaccia come un sorriso che sembra dirmi: lasciami andare non ha senso ch’io resti ancora, vola col cuore libero va: riprendo a camminare, le mie orme sulla sabbia si fanno più leggere!
Rivoglio l’autunno così che possa ricordare di morire gemma a primavera.
A volte nella natura possiamo trovare risposte che nel caos neanche immaginiamo.