Julian Tuwin – Ricchezza & Povertà
Il conoscente è un tale che conosciamo abbastanza bene per chiedergli un prestito, ma non così bene da concederglielo.
Il conoscente è un tale che conosciamo abbastanza bene per chiedergli un prestito, ma non così bene da concederglielo.
È meglio un povero dall’animo ricco che un ricco dall’animo povero.
La fortuna si desidera e talvolta perfino si aiuta; la fama, bisogna sudarsela.
L’uomo continua a scavare nella profondità del sottosuolo per cercare l’oro nero. Vede in esso la ricchezza e non comprende che la vera ricchezza la può trovare semplicemente scavando nello sguardo lindo di un bambino.
Pensavo erroneamente che il denaro aiutasse a raggiungere la felicità, fino a quando non vidi due zingari che giocavano con un pallone di carta, erano più felici di me.
La ricchezza assomiglia all’acqua di mare: quanto più se ne beve, tanto più si ha sete.
Se ci fosse chi riesce a vivere senza mai servirsi del denaro, lo Stato esiterebbe a chiedergliene. Ma il ricco, per non fare paragoni spiacevoli, è sempre colluso con l’istituzione che lo fa ricco. In termini assoluti, più soldi corrispondono a minor virtù, poiché il denaro si insinua tra l’uomo e i suoi obiettivi e glieli ottiene, però a scapito della sua onestà. Mette a dormire molte domande alle quali quell’uomo altrimenti avrebbe dovuto rispondere, mentre la sola domanda che gli pone è dura e superflua, come spendere.