Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran) – Sogno
Quando arriva a tradurre i propri sogni in oro e argento, l’uomo non può scendere più in basso.
Quando arriva a tradurre i propri sogni in oro e argento, l’uomo non può scendere più in basso.
Ogni pensiero che ho imprigionato in espressione deve liberarsi nelle mie azioni.
I sogni sono come i bambini: basta un piccolo rumore per svegliarli, basta un po’ di fantasia per accenderli di vita.
Vorrei programmare il cuore con un algoritmo in grado di eliminare il dolore.
In un angolo del campo di concentramento, a un passo da dove si innalzavano gli infami forni crematori, nella ruvida superficie di una pietra, qualcuno, chi?, aveva inciso con l’aiuto di un coltello forse, o di un chiodo, la più drammatica delle proteste: “Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia”.
Non è che io voglia sempre sognare. Sono i sogni, che si impossessano di me.
Intuizioni e sogni provengono da stati di non coscienza o non piena coscienza e, il più delle volte, mostrano risvolti della realtà che alla coscienza non salterebbero mai in mente.