Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran) – Vita
La nostra mente è una spugna, il nostro cuore è un fiume. Non è strano che molti di noi preferiscano succhiare piuttosto che scorrere.
La nostra mente è una spugna, il nostro cuore è un fiume. Non è strano che molti di noi preferiscano succhiare piuttosto che scorrere.
Occhi chiusi per gustareattimi di Vitatrascorsi accanto a Te.Palpita il mio Cuoreal picchiettio del tempo,e la mia Mente naviganel tuo universo senza confine,mentre i miei occhi come ancore,mi riportano alla realtà.La mia pellesegue il corso delle stagioni,ed il nostro specchiotradisce giorno dopo giornola mia eterna giovinezza interiore.Mille volte tornerei indietro,e mille volte ancora,per restare ancora un attimo accanto a Te,ad osservar l’aurora.
Nella vita c’è chi vince e c’è chi perde, sarebbe già bello che si facesse una volta per uno.
Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita ti risponde.
La vita è l’arte di tirare conclusioni sufficienti da premesse insufficienti.
A Milano, di notte, c’è il mare. È un mare di persone che, nascoste dall’oscurità, nuotano da un locale all’altro per pescare o per farsi pescare, un po’ esche, un po’ squali disinvolti e impacciati. È un mare di guai, nelle bische volanti di Piazza Tirana, dove un dado e una pallottola rimediano sempre un buco di troppo. È un mare in burrasca alla disperata, frenetica ricerca del divertimento prima che faccia giorno. È un mare di equivoci in cui i travestiti brasiliani si spacciano per ex ballerine Oba Oba, ostentando, anziché la voce delle sirene, baritonali listini dei prezzi. È un mare che a tratti può apparire deserto e ti sembra che non ci sia in giro nessuno, ma sai che è profondo come l’oceano e, come l’oceano, abitato. È un mare in cui potersi perderti se non ci fossero le luci dei locali aperti a farti da faro, se non ci fossero finestre illuminate anche in palazzi quasi completamente addormentati, come a dirti che a Milano le case dormono con un occhio solo. E poi ci sono i fari delle auto che dragano la città per mettere a fuoco una tentazione. I buchi dei dadi, dei proiettili, delle siringhe, delle narici da dove esce muco ed entra cocaina, i buchi del corpo umano eletti a custodi del piacere della carne. Da tutti questi buchi, di notte a Milano, fuoriesce l’acqua, da tutti questi buchi, al mattino, l’acqua rientra e nessuno ha il coraggio di ricordare che a Milano, di notte, c’è il mare.
È bello svegliarsi ogni mattina all’alba, anche se il cielo è grigio.