Maicol Cortesi – Società
I giorni di festa saranno talmente tanti che il ricordo di alcuni sarà invocato dal silenzio dei pochi secondi.
I giorni di festa saranno talmente tanti che il ricordo di alcuni sarà invocato dal silenzio dei pochi secondi.
Questo paese è diventato un manicomio dove i matti pretendono di curare i sani.
Guai a sottovalutare la rivolta di Chinatown.
Alla luce di quello che succede nel nostro paese non andrebbe rivista solo la costituzione ma anche qualche sacro comandamento. Ad esempio il quinto, non ammazzare forse andrebbe cambiato in: non ammazzarti.
La base di tutti gli scandali è un’assoluta immorale certezza.
Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e lo trova.
Arbeit macht frei. Se almeno non ci fosse tanto freddo. O tanta fame. Se le ali di tutto ciò che vola avessero conservato i colori, la leggerezza. Le gole il canto, i viottoli i piccoli rumori del giorno. L’odore del caffè, della zuppa di cavolo, del miele pronto per i dolci. Se ci fossero ancora le ragazze di maggio, gonne svolazzanti, gambe snelle al volteggiare di danza. E i ragazzi timidi e sfrontati, giovani cervi a misurare il palco delle muschiose corna, tra risate e urti di spalle. E i bambini, i loro trilli e cinguettii, il loro pianto di capriccio, l’urlo del mal di pancia e le madri, carezze e balbettii di zucchero, calore di seni turgidi e profumo di sapone Quanto silenzio invece rotto da respiri in rantolo, da voci secche, strusciar di piedi e tosse. E l’odore che regna sovrano è nel grigio fumo dei camini.