Manuele Urru – Vita
Sono tutte le nostre fragilità a renderci esseri umani, se fossimo invincibili non temeremmo né sofferenza né morte e allora la vita perderebbe ogni significato per la quale vale la pena di rischiare.
Sono tutte le nostre fragilità a renderci esseri umani, se fossimo invincibili non temeremmo né sofferenza né morte e allora la vita perderebbe ogni significato per la quale vale la pena di rischiare.
Non esiste religione nella quale la vita di tutti i giorni non sia considerata una prigione; non c’è una filosofia o una ideologia che non pensa che viviamo in un mondo di alienazione.
Da bambino saltavo gli ostacoli sulla pista di atletica, ora che sono cresciuto salto altri ostacoli però molto più altri di quelli che saltavo da bambino.
Della vita credo di aver amato tutto anche il dolore, perché ha significato essere viva, ma sinceramente non la rivivrei una seconda volta.
Quando entro dentro di me, trovo sempre risposte diverse ad uno stesso perché.
Venire al mondo è già un rischio. Quello di pentirsi, poi di essere venuti al mondo.
Dire che sto vivendo è meglio che dire bisogna vivere, perché significa che la vita la vivo in divenire.
Non esiste religione nella quale la vita di tutti i giorni non sia considerata una prigione; non c’è una filosofia o una ideologia che non pensa che viviamo in un mondo di alienazione.
Da bambino saltavo gli ostacoli sulla pista di atletica, ora che sono cresciuto salto altri ostacoli però molto più altri di quelli che saltavo da bambino.
Della vita credo di aver amato tutto anche il dolore, perché ha significato essere viva, ma sinceramente non la rivivrei una seconda volta.
Quando entro dentro di me, trovo sempre risposte diverse ad uno stesso perché.
Venire al mondo è già un rischio. Quello di pentirsi, poi di essere venuti al mondo.
Dire che sto vivendo è meglio che dire bisogna vivere, perché significa che la vita la vivo in divenire.
Non esiste religione nella quale la vita di tutti i giorni non sia considerata una prigione; non c’è una filosofia o una ideologia che non pensa che viviamo in un mondo di alienazione.
Da bambino saltavo gli ostacoli sulla pista di atletica, ora che sono cresciuto salto altri ostacoli però molto più altri di quelli che saltavo da bambino.
Della vita credo di aver amato tutto anche il dolore, perché ha significato essere viva, ma sinceramente non la rivivrei una seconda volta.
Quando entro dentro di me, trovo sempre risposte diverse ad uno stesso perché.
Venire al mondo è già un rischio. Quello di pentirsi, poi di essere venuti al mondo.
Dire che sto vivendo è meglio che dire bisogna vivere, perché significa che la vita la vivo in divenire.