Marcel Proust – Libri
La fissai con la faccia di chi ha appena perso un treno.Per due giorni avevo nutrito un’illusione e adesso il mondo mi crollava addosso.
La fissai con la faccia di chi ha appena perso un treno.Per due giorni avevo nutrito un’illusione e adesso il mondo mi crollava addosso.
Come in quella canzone incredibile dei Cure dove lei é bellissima e il povero la guarda ammirato e lei si sente offesa e Robert Smith dice:”Ecco perché ti odio”.
Amo i libri, i caratteri stampati, l’odore della carta e anche semplicemente vederli lì sulla mensola a prendere polvere. Li amo davvero, il libro è storia, il libro è emozioni. Il libro è cultura. La lettura è imparare, la lettura è sognare. La lettura tiene viva la mente, il cuore, l’anima. Leggere è troppo figo. I ragazzi di oggi dovrebbero imparare a leggere di più e rincoglionirsi di meno.
Scrivere è una delle attività più solitarie del mondo. Una volta ogni due anni, io mi siedo davanti al computer, osservo il mare sconosciuto della mia anima e scorgo alcune isole – idee che si sviluppano e che sono pronte per essere esplorate. Allora prendo la mia barca – il suo nome è “parola” – e scelgo di navigare verso la più vicina. Durante il tragitto, mi imbatto in correnti, venti e tempeste, eppure continuo a remare, sempre più esausto. Sono consapevole di essermi allontanato dalla rotta, di non avere più all’orizzonte l’isola dove intendevo arrivare.Tuttavia non c’è modo di tornare indietro: devo proseguire comunque, oppure mi ritroverò perso in mezzo all’oceano. In quel momento, mi attraversa la mente una sequela di scene terrorizzanti: io che trascorro il resto della mia vita parlando dei successi passati, o criticando aspramente i nuovi scrittori, per il semplice fatto di non avere il coraggio di pubblicare altri libri. Ma il mio sogno non era quello di fare lo scrittore? Dunque devo continuare a creare frasi, paragrafi, capitoli, a scrivere fino all’esaurimento, senza lasciarmi paralizzare dal successo, dalla sconfitta, dalle trappole.Scosso da questi pensieri assurdi, scopro in me una forza e un coraggio di cui ignoravo l’esistenza: mi aiutano ad avventurarmi nel lato sconosciuto della mia anima. Mi lascio trasportare dalla corrente e finisco per ancorare la mia barca nei pressi dell’isola dove sono stato condotto. Passo giorni e notti scrivendo ciò che vedo, domandandomi per quale motivo sto agendo così, ripetendomi ad ogni istante che questo sforzo è ormai inutile, che non ho più bisogno di dimostrare niente a nessuno, che ho già ottenuto ciò che desideravo e molto più di quanto osavo sognare.
Scrivere significa prendere la verità obliquamente.
[…] Certo mi ricordano molto il Bilbo degli ultimi anni prima della partenza. Diceva spesso che la Via è unica, ed è come un grande fiume: le sue sorgenti si trovano davanti ad ogni soglia, ed ogni sentiero ne è l’afflunte. “È pericoloso e impegnativo uscire di casa, Frodo”, mi ripeteva sempre. “Cammini per la strada e, se non fai attenzione, chissà fin dove sei trascinato. Ti rendi conto che questo è il sentiero che attraversa il Bosco Atro, e che, se non glielo impedisci, ti potrebbe portare fino alla Montagna Solitaria, o ancor più in là, in chissà quali posti terribili?”. Me lo diceva stando in piedi in mezzo al sentiero che parte da Casa Baggins, specialmente al ritorno da qualche passeggiata.
Ma dove troverò mai il tempo per non leggere tante cose?