Marcel Proust – Tristezza
I dispiaceri sono servitori oscuri, detestati, contro cui si lotta, sotto il cui dominio si cade ogni giorno di più, servitori atroci, insostituibili, e che, per vie sotterranee, ci conducono alla verità e alla morte.
I dispiaceri sono servitori oscuri, detestati, contro cui si lotta, sotto il cui dominio si cade ogni giorno di più, servitori atroci, insostituibili, e che, per vie sotterranee, ci conducono alla verità e alla morte.
A volte basta una parola, una singola parola e le tue certezze e i tuoi desideri crollano di colpo, come un castello di carte investito dal vento.
Sfuggire dai problemi o da qualcosa di irrisolto non aiuta.Scappando ci sembrerà di averli allontanati, non li vedremo, ma si saranno già adagiati sulle nostre spalle.Con il trascorrere del tempo, il fardello diverrà sempre più pesante e ci sposserà la coscienza.
Il dolore non percorre le rughe ma le accentua. Il dolore spegne il sorriso, trascinando inesorabilmente gli angoli della bocca verso il basso, incurva le spalle, contrae lo stomaco, irrigidisce gli arti. Ti sembra di morire, insomma. Il punto è che non muori. Continui ad andare avanti, abituandoti perfino a questa condizione. Ci si abitua talmente tanto da correre il rischio di non saper riconoscere poi i pochi momenti di felicità che ci capiterà di sicuro di vivere nuovamente. Non vivi, sopravvivi. E la cosa buffa, se così vogliamo definirla, è che molto spesso l’artefice del nostro dolore è paradossalmente lo stesso che potrebbe guarirlo. Ma quasi mai lo fa.
La disperazione appanna la mente.
Mi hanno sempre insegnato ad esser forte, a non piangere quando cadevo a terra o mi sbucciavo un ginocchio.Mi ritrovo ad essere grande, ad avere pianti accumulati, e a sentire il bisogno di lacrimare anche davanti ad un maledetto film.
Ogni bacio chiama un altro bacio.