Marco Girau – Tristezza
Vorrei chiedere scusa a quell’uccellino che ogni mattina canta fuori dalla mia finestra, per non avere abbastanza saggezza da scordare i miei problemi al suo incantevole cinguettare.
Vorrei chiedere scusa a quell’uccellino che ogni mattina canta fuori dalla mia finestra, per non avere abbastanza saggezza da scordare i miei problemi al suo incantevole cinguettare.
Donare se stessi all’astuta ipocrisia che ti devasta, nelle mani di tutti, di chi dell’ignoto, inconsapevole di quello che è o potrebbe essere… ritrovarsi senza più nulla… soltanto con un insieme di ricordi che continuano a divorarti.Cercare di rimuoverli o semplicemente metterli da parte e aspettare che il tempo rimargini il tutto.
Sai, quel giorno guardavo quelle margherite, le guardavo mentre mi scendeva una lacrima, mi scorreva sul viso, per poi finire a terra.In fondo avevo solo voglia di pronunciare il tuo nome, volevo urlarlo così forte da sentire le corde vocali spegnersi piano, volevo correre… correre all’impazzata fino a che le gambe avessero ceduto, volevo solo urlare il tuo nome al cielo…Stringere tra le mani quelle margherite che sapevano di te, della tua vita e urlare il tuo nome…
Ho dentro me così tanta rabbia che ogni giorno devo ripetermi che la mia rabbia in realtà è dolore. Ho tanto dolore. Devo perdonare, perdonarmi. Devo semplicemente amare.
La disperazione appanna la mente.
Circondandomi di tristezza ho imparato ad avere paura della felicità.
Si chiamano silenzi dell’orgoglio quelli che uccidono dentro.