Maria Suppa – Stati d’Animo
Ci sono notti che non dormo e provo a pensare a quel che di giorno tace, a quello che non riesco a capire e che nel buio fa rumore.
Ci sono notti che non dormo e provo a pensare a quel che di giorno tace, a quello che non riesco a capire e che nel buio fa rumore.
Se hai camminato da solo nella notte. Se ti sei perso nel silenzio di te stesso per non ascoltare quel dolore che nel frattempo stava urlando dentro te. Se hai sentito il calore di una lacrima alla presenza di un ricordo… Allora puoi dire di esserti entrato nel cuore e aver espresso ciò che di più vero ci fosse in te!
Gli amici! Loro servono per distrarsi e divertirsi. I parenti! Come fanno a capirti quando sei un mistero anche per te stesso? Allora ti tuffi e trattieni il fiato. Riempi i polmoni di ossigeno e speri che basti, rimanere in apnea il più a lungo possibile fino a quando sarà tutto passato. Il mondo è in silenzio e sei in balia delle onde. Un pesce affamato si ferma a guardarti negli occhi e aspetta che tu faccia la prima mossa. Immobile e con le gambe piantate, sorridi e sputi fuori il dolore, perché sai che alla fine anche dalle macerie sorgerà un fiore che cercherà la linfa vitale per sopravvivere e dare vita alla vita. Il sole cade nel mare, è arrivato il tuo tempo, il rosso scarlatto del tramonto avvisa che puoi riaffiorare per buttarti a capofitto nella notte.
Sto facendo un ripasso del mio passato con la mente e nemmeno una lacrima viene giù, credo che sto toccando il fondo, eppure, mi sento leggera, come se la mia anima volesse andare via da questo corpo e da questi pensieri, per troppo tempo usati da chi non li ha mai saputo maneggiare, e il cuore!? Dov’è il cuore!? Lui ormai si è arreso, è spezzato, frantumato ridotto in polvere si è arreso e il vento lo sta portando via.
Henri Daniel-Rops: Ogni uomo, degno di questo nome, conosce in sé, nel più profondo del suo essere, il dramma che Rimbaud ha sofferto e del quale ci ha lasciato la testimonianza.
È meglio essere il numero che non un numero.
Un vento d’estate arrivò d’inverno… e fu più caldo del sole di agosto.