Mariella Buscemi – Vita
Basta non chiamarli mai errori. dopotutto, finché siamo ragazzi possiamo chiamarli esperienze e da grandi mosse per tentare la sorte.
Basta non chiamarli mai errori. dopotutto, finché siamo ragazzi possiamo chiamarli esperienze e da grandi mosse per tentare la sorte.
La vita è come una medaglia. Ha due facce: una luminosa, l’altra buia e tetra. Fin quando puoi, vivi in un posto pieno di sole perché tanto a farti vivere la tempesta la vita è sempre pronta.
Non si arresta questo tempo, ma possiamo far nostro un istante, fermando quell’attimo toccante che ci varca il cuore, quel respiro più forte, possiamo immortalare quell’alito di bene nell’anima, dove senza tempo, inciso per sempre resterà.
Cercare, scovare, chiedere, confrontare ossia mettere in luce, fare luce. É così che mi piace pensare e fare il mio mestiere. Nel quale non serve una lampada, nè una torcia a pile quando si vuole andare oltre gli occhi colmi di attesa di un bambino kosovaro, afgano, somalo, eritreo, angolano, mozambicano, cileno, romeno, dei sobborghi di Philadelphia, di quelli di Liverpool e di Napoli, o di una delle dignitose baracche di Soweto. Basata l’attenzione, per scoprire la luce.
Dacci oggi il nostro mare quotidiano.
La vita è come una medaglia, ciò che essa realmente rappresenta, non è in vista, ma è sull’altro lato quello rivolto al petto… dove solo il cuore legge!
Gli imprevisti sono tutti i colori che compongono il bianco se il “bianco” impersonificasse la “vita”.
La vita è come una medaglia. Ha due facce: una luminosa, l’altra buia e tetra. Fin quando puoi, vivi in un posto pieno di sole perché tanto a farti vivere la tempesta la vita è sempre pronta.
Non si arresta questo tempo, ma possiamo far nostro un istante, fermando quell’attimo toccante che ci varca il cuore, quel respiro più forte, possiamo immortalare quell’alito di bene nell’anima, dove senza tempo, inciso per sempre resterà.
Cercare, scovare, chiedere, confrontare ossia mettere in luce, fare luce. É così che mi piace pensare e fare il mio mestiere. Nel quale non serve una lampada, nè una torcia a pile quando si vuole andare oltre gli occhi colmi di attesa di un bambino kosovaro, afgano, somalo, eritreo, angolano, mozambicano, cileno, romeno, dei sobborghi di Philadelphia, di quelli di Liverpool e di Napoli, o di una delle dignitose baracche di Soweto. Basata l’attenzione, per scoprire la luce.
Dacci oggi il nostro mare quotidiano.
La vita è come una medaglia, ciò che essa realmente rappresenta, non è in vista, ma è sull’altro lato quello rivolto al petto… dove solo il cuore legge!
Gli imprevisti sono tutti i colori che compongono il bianco se il “bianco” impersonificasse la “vita”.
La vita è come una medaglia. Ha due facce: una luminosa, l’altra buia e tetra. Fin quando puoi, vivi in un posto pieno di sole perché tanto a farti vivere la tempesta la vita è sempre pronta.
Non si arresta questo tempo, ma possiamo far nostro un istante, fermando quell’attimo toccante che ci varca il cuore, quel respiro più forte, possiamo immortalare quell’alito di bene nell’anima, dove senza tempo, inciso per sempre resterà.
Cercare, scovare, chiedere, confrontare ossia mettere in luce, fare luce. É così che mi piace pensare e fare il mio mestiere. Nel quale non serve una lampada, nè una torcia a pile quando si vuole andare oltre gli occhi colmi di attesa di un bambino kosovaro, afgano, somalo, eritreo, angolano, mozambicano, cileno, romeno, dei sobborghi di Philadelphia, di quelli di Liverpool e di Napoli, o di una delle dignitose baracche di Soweto. Basata l’attenzione, per scoprire la luce.
Dacci oggi il nostro mare quotidiano.
La vita è come una medaglia, ciò che essa realmente rappresenta, non è in vista, ma è sull’altro lato quello rivolto al petto… dove solo il cuore legge!
Gli imprevisti sono tutti i colori che compongono il bianco se il “bianco” impersonificasse la “vita”.