Mauro Lanari – Stati d’Animo
Volevamo giubilare assieme, invece siamo stati giubilati.
Volevamo giubilare assieme, invece siamo stati giubilati.
Come Ulisse sono in viaggio. La meta? Sicuramente non Itaca. Cosa spero di trovare all’arrivo? La completa armonia di un’anima segnata.
Lei si portava l’insicurezza sempre addosso, come un vestito, come un paio di scarpe scomode ma quasi consumate.
Prediligo l’eleganza di chi sa indossare l’abito del silenzio, a lasciar decantare sconforto e delusioni; di chi sa camminare tra ipocrisie e incomprensibili motivi, su vertiginosi tacchi, per non scendere a certi bassi livelli. L’eleganza di chi evita di offrire miseri e volgari spettacoli, mandando in scena il peggio di sé. Per difendere il nostro meglio, abbiamo solo bisogno di masticare eleganza, lasciando sfumare l’impeto. E dal silenzio, poi, nasceranno parole, cariche di tutti i propri perché e assai più raffinate di quel veleno di parole che alcuni sputano fuori, senza pensarci neppure un solo istante.
La gelosia fa dire le cose più insensate, riducendo la stima che l’altro ha verso di noi.
Se ad esser buoni a volte si viene trattati da fessi, in alcuni casi meglio essere un po’ bastardi!
Non chiedo al vento perché urla o alla neve perché si scioglie al primo sole che porta con sé troppe magagne. Mal sopporto le domande inutili. Mi godo risposte casuali, difficilmente interpretabili e poco chiare, neppure dette, solo intuite, di quelle che tengono in sospeso nella trama intricata dei “forse”. Sono quelle che non mi stancano mai. Tutto il resto è, spaventosa, noia.
Come Ulisse sono in viaggio. La meta? Sicuramente non Itaca. Cosa spero di trovare all’arrivo? La completa armonia di un’anima segnata.
Lei si portava l’insicurezza sempre addosso, come un vestito, come un paio di scarpe scomode ma quasi consumate.
Prediligo l’eleganza di chi sa indossare l’abito del silenzio, a lasciar decantare sconforto e delusioni; di chi sa camminare tra ipocrisie e incomprensibili motivi, su vertiginosi tacchi, per non scendere a certi bassi livelli. L’eleganza di chi evita di offrire miseri e volgari spettacoli, mandando in scena il peggio di sé. Per difendere il nostro meglio, abbiamo solo bisogno di masticare eleganza, lasciando sfumare l’impeto. E dal silenzio, poi, nasceranno parole, cariche di tutti i propri perché e assai più raffinate di quel veleno di parole che alcuni sputano fuori, senza pensarci neppure un solo istante.
La gelosia fa dire le cose più insensate, riducendo la stima che l’altro ha verso di noi.
Se ad esser buoni a volte si viene trattati da fessi, in alcuni casi meglio essere un po’ bastardi!
Non chiedo al vento perché urla o alla neve perché si scioglie al primo sole che porta con sé troppe magagne. Mal sopporto le domande inutili. Mi godo risposte casuali, difficilmente interpretabili e poco chiare, neppure dette, solo intuite, di quelle che tengono in sospeso nella trama intricata dei “forse”. Sono quelle che non mi stancano mai. Tutto il resto è, spaventosa, noia.
Come Ulisse sono in viaggio. La meta? Sicuramente non Itaca. Cosa spero di trovare all’arrivo? La completa armonia di un’anima segnata.
Lei si portava l’insicurezza sempre addosso, come un vestito, come un paio di scarpe scomode ma quasi consumate.
Prediligo l’eleganza di chi sa indossare l’abito del silenzio, a lasciar decantare sconforto e delusioni; di chi sa camminare tra ipocrisie e incomprensibili motivi, su vertiginosi tacchi, per non scendere a certi bassi livelli. L’eleganza di chi evita di offrire miseri e volgari spettacoli, mandando in scena il peggio di sé. Per difendere il nostro meglio, abbiamo solo bisogno di masticare eleganza, lasciando sfumare l’impeto. E dal silenzio, poi, nasceranno parole, cariche di tutti i propri perché e assai più raffinate di quel veleno di parole che alcuni sputano fuori, senza pensarci neppure un solo istante.
La gelosia fa dire le cose più insensate, riducendo la stima che l’altro ha verso di noi.
Se ad esser buoni a volte si viene trattati da fessi, in alcuni casi meglio essere un po’ bastardi!
Non chiedo al vento perché urla o alla neve perché si scioglie al primo sole che porta con sé troppe magagne. Mal sopporto le domande inutili. Mi godo risposte casuali, difficilmente interpretabili e poco chiare, neppure dette, solo intuite, di quelle che tengono in sospeso nella trama intricata dei “forse”. Sono quelle che non mi stancano mai. Tutto il resto è, spaventosa, noia.