Megan Gandy – Anima
Non conosce quiete la mia anima, perché tu sei tempesta.
Non conosce quiete la mia anima, perché tu sei tempesta.
Tutti i malefici del mondo non bastano a trasformare il disegno di Dio da oscenità e male, a bene e virtù. Salvare i propri servi dalle loro azioni vili non ha senso, come non ne ha avuto commissionare lo stesso assassinio come avvenne per Ida Dalser, perché il fascio del Cristo, discendende di Re Davide, non abbia più ostacoli, per prendere il destino di quello che si uccide, mangiandone il bene per la conquista e la rovina di tutto, rovina perché solo l’apparenza può cambiare, ma non la natura. Nella tristezza di quello che passa e più non torna, si possono solo vedere macerie e morte, tra le mura splendenti e poderose, un regno esteriormente saldo, ma c’è una diafana sostanza appena sotto l’apparenza vigorosa, e vani canti verso il cielo si odono nella culla della morte, “conquista”, “conversione” dicono gli angeli alle stelle, che tremanti o divertite si nascondono, forse nel luogo oltre la notte conosciuto solo a loro. Sotto, un mondo ormai sconfitto, moltiplicato con la macellazione, piegato all’insania, ingordigia e invidia di Dio e gli apostoli del figlio: la nuova terra dei guardiani celesti.
Dietro le invalicabili mura delle nostre prigioni, volano liberi nel cuore i più intensi sospiri.
Quando non si capisce nulla e la nebbia è totale; quando si dubita di sé e di tutti, il rifugio più sicuro è il Padre Nostro.
L’anima, senza occhi per vedere e bocca per parlare, ma capace di volare, in mondi infiniti e sconosciuti e di penetrare in cuori perduti.
L’anima sa molto più del battito del cuore, molto più del pensiero!
Vogliamo assaggiare qualcosa di nuovo, ma poi torniamo sempre ai vecchi sapori, quelli che conosciamo, che ci portiamo sempre dentro.