Michelangelo Da Pisa – Stati d’Animo
Sono una lingua incompresa, un paesaggio nascosto allo sguardo distratto, una pioggia inattesa, un letto disfatto.
Sono una lingua incompresa, un paesaggio nascosto allo sguardo distratto, una pioggia inattesa, un letto disfatto.
Quando uno muore, per lui la faccenda è molto reale; per gli altri, solo una disgrazia o un ingombro da levar di torno, e per questo c’è il cimitero.
Le stelle di cui abbiam bisogno le si vedono all altezza dei nostri occhi, non in cielo.
Mi sto talmente assuefacendo alla maleducazione che quando uno sconosciuto mi dice buongiorno, credo che questi abbia un non so che di obsoleto; è il paradosso della normalità travestita da eccezione.
Dimmelo, cosa temi di più, la fine di una giornata di sole o il non essere all’altezza d’affrontare l’inizio di una tempesta?
Talvolta ho sentito l’irruente flusso della vita straboccare il fondo della mia anima, profondità insufficiente al divenire sormontante. È quello il momento in cui vorrei bloccare il tempo e stabilizzarlo dentro me mentre le foglie continuano a ingiallire, cadere e il sole a tramontare dietro la lucentezza della luna. E inesorabili le membra si consumano verso una fatale marcescenza.
Ma Tu credi davvero che quella panchina sia vuota? Ti sbagli, li ho lasciato il mio cuore. Quella panchina non sarà mai vuota. Mai più.