Michelangelo Da Pisa – Tristezza
Il dolore andrebbe intimamente metabolizzato, non esibito in cerca di compassionevole elemosina.
Il dolore andrebbe intimamente metabolizzato, non esibito in cerca di compassionevole elemosina.
Perché la gente ha pudore, quasi timore della cosa più naturale al mondo, essere se stessa? Come se io avessi vergogna di respirare, di camminare, di vedere. Si vive con tutti quegli abbracci mancati, quegli sguardi deviati, quelle parole abortite in gola, quei vaffanculo smorzati tra i denti. Se imparassimo a svestirci dell’opinione altrui indossando il cuore, vivremmo la nostra vera vita, non quella che per inerzia abbiamo creduto di vivere finora.
Chi è sprovvisto d’ironia ha un’arma in meno per combattere la quotidianità.
Funziona così: tra cento miliardi di neuroni nel cervello ce n’è uno disobbediente, temerario, ribelle, che sfuggirà alle sinapsi, abbandonerà il sistema nervoso centrale e si dirigerà per istinto vitale verso il cuore, contaminandolo. E non avrai scampo, ti innamorerai.
Capita, di sentirsi vuoti dentro. Di fermarsi, osservarsi e non riconoscersi più. Non siamo cambiati. No. Siamo solo, pian piano, distrutti. Ti senti l’anima a brandelli e ti chiedi come hai fatto a non accorgertene. Ma lo sapevi. Lo sapevi benissimo. Il fatto è che l’hai sempre tenuto nascosto, agli altri e a te stessa. Hai finto sorrisi ricacciando le lacrime, soffocando sentimenti. E ora hai l’animo pieno di parole non dette e altre che ti hanno spezzato il cuore.
La malinconia è una lacrima in meno della tristezza e una in più del semplice ricordo.
Urla che non udrai mai scaturiscono come cascate nella mia testa. Maschera imperterrita stampata nel viso, e quel sorriso che nasconde l’insana voglia di scappare. Continuo a guardarmi attorno, e l’unica cosa che riconosco è un viso sconosciuto nel finestrino. Il mio viso.