Michele Sannino – Libri
Non amo leggere, ma mi piace ascoltare il mio cuore, osservare gli occhi delle persone che mi permette di contemplare il loro cuore e ammirare lo splendore della loro anima.
Non amo leggere, ma mi piace ascoltare il mio cuore, osservare gli occhi delle persone che mi permette di contemplare il loro cuore e ammirare lo splendore della loro anima.
Non è un traguardo, né un trofeo, essere ben visto da tante persone. È una certezza di ciò che sai di essere, è una conferma che smentisce chi di te non pensa bene.
– Le piacevi, ragazzo.- Si.- L’ha fatto per te, sai.- Che cosa?- Rinunciare a se stessa… almeno per un po’ almeno. Ti amava fino a questo punto. Che incredibile fortuna ha avuto.
Spesso dicevo che la vita era uno schifo.Anche quella frase mi stava fregando, perché avrei dovuto dire: “La mia vita è uno schifo”.Allora, magari avrei iniziato a chiedermi se potevo fare qualcosa per cambiarla.Se era tutta colpa del destino, del caso, della sfortuna, o se invece anch’io ne ero colpevole. Perché dire che la vita fa schifo è come dire che non c’è niente che si possa fare.Che bisogna accettarlo come un dato di fatto imprescindibile.Fortuna che poi ho cambiato idea.Fortuna che ho capito che la mia vita ha un valore e quel valore glielo do io con le mie scelte e con il coraggio delle mie decisioni.Ho imparato a pormi una domanda ogni sera prima di addormentarmi: cosa hai fatto oggi per realizzare il tuo sogno, la tua libertà?Alla seconda sera in cui mi sono risposto: “Niente”, ho capito quanto in fondo una parte del problema fossi io.Quindi, o smettevo di lamentarmi o iniziavo a darmi da fare.
Avevo un estremo bisogno di viaggiare, colsi quindi l’occasione al balzo e iniziai l’avventura. Al capolinea decisi di scendere, esausto ma felice, posizionai il segnalibro, riposi il libro sul comodino e scesi alla normalità. Leggere rende leggeri, rende liberi.
Cercare di tenerti in vita vuole dire davvero lottare contro il destino.
Fra le persona colte è un inconveniente molto comune quello di pronunciare rettamente le parole e annettervi idee spropositate. Ad Agnese era accaduto il contrario: ella storpiava il vocabolo ma aveva un’idea precisa della cosa.