Michele Sannino – Stati d’Animo
Il silenzio fa paura, come la solitudine. Ma io sono non ho paura, mi addormento e sogno te, la parte bella della mia vita.
Il silenzio fa paura, come la solitudine. Ma io sono non ho paura, mi addormento e sogno te, la parte bella della mia vita.
Non potremmo mai essere tutti felici.
Non mi piacciono le persone che fingono, che dicono di non soffrire. Mica sei forte se ridi con le labbra ma dentro ti struggi. Sei forte se ti immergi nel dolore e ne esci anche se con le ossa distrutte. Non parliamo dell’anima poi, da raccogliere col cucchiaino. Mica siamo sempre a teatro, mica dobbiamo dare sempre spettacolo. Si che le lacrime fan colare il cerone. Ma quant’è bello viversele le proprie lacrime. Lavano via dolore e dispiaceri e rendono l’anima nuova.
Non importa se hai paura.Non importa se temi la morte.Non importa se non sai cosa aspettarti dal domani.Non importa se non hai la forza per lottare.Non importa se non sogni più.Non importa se Dio non parla al tuo cuore.Non importa se tutti ti deridono.Sei vivo… e questo è l’importante!
Sono i gesti, le attenzioni, di una persona verso di te a far comprendere quello che sente per te. È quello che uno fa di spontanea volontà, senza che tu nulla gli chieda, a rendere un amore vero, un’amicizia vera, soprattutto nei momenti di bisogno.
Si pensa che attraversare il “grande freddo” sia un viaggio come un altro. Che quel “biglietto” di sola andata non faccia paura. Si pensa di non avere bisogno di niente e di nessuno. Ma si sbaglia, sai? Si viaggia da soli in mezzo al freddo, nascono le paure che non sapevi di avere. Le certezze vanno a farsi “fottere”. E tutto è così maledettamente difficile e complicato. La speranza di un po’ di pace non ti basta, non sazia la tua consapevolezza del dopo, perché di “quel dopo” non sai che fartene. Quel salto di “dimensione” è un salto così difficile da compiere, anche con “la freddezza della serenità”. E non ti basta neppure credere in Dio, o sperare che ci sia un Dio ad accoglierti alla fine di quel viaggio, per renderlo un “viaggio accettabile”. Perché “quella fermata” non è accettabile. E quel cuore sterile vorrebbe battere di nuovo.
Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui e ti è toccato partire bambina con una piccola valigia di cartone che hai cominciato a riempire… (rendendoti conto che forse è meglio così, che alla fine poi sono tutti capitoli di un libro, non possono tornare indietro ma puoi guardarli, sfogliarli, riviverli. Intanto lo sai, dietro l’angolo troverai sempre qualcosa di meglio ad aspettarti, fino a che non troverai Il Migliore.)