Mirko Badiale – Società
Quanto più piccolo è l’uomo, tanto più lunga sarà la lingua.
Quanto più piccolo è l’uomo, tanto più lunga sarà la lingua.
La società è impegnata nel buffo gioco di guardia e ladri, sembra di assistere ad una commedia dove però i ruoli non sono ben definiti e gli onesti finiscono sempre in miseria.
L’87,8% degli italiani si dichiara cattolico. Nella classifica mondiale della corruzione, il nostro paese è tra i peggiori tra le potenze europee. Quali conclusioni trarre da tutto ciò? Risposta a: ci sono un sacco di italiani che dichiarano il falso e quindi non sono veramente cattolici. Risposta b: con la benedizione della chiesa l’Italia sta andando a puttane.
Poeta ti sbagli: non sono vertigini, è un foglio di carta.
Non ci può essere profondo amore dove non c’è una profonda disobbedienza del cuore.
Legatevi a un libro, c’è la libertà dentro.
Ogni arte ha la sua tecnica. Per scrivere musica occorre innanzi tutto conoscere il pentagramma e la teoria musicale. Per poter dipingere occorre innanzi tutto conoscere il disegno e la prospettiva. E così via per l’architettura, per la scultura, per le arti minori… In ogni manifestazione artistica ricorrono aspetti tecnici fondamentali.Alla stessa maniera, per scrivere qualsiasi cosa in italiano, che sia romanzo, racconto, aforisma o poesia, o anche una semplice lettera, è fondamentale il corretto uso della lingua italiana. Della grammatica, innanzi tutto.Molti ritengono che non sia così; ma ciò accade solo per via di una prospettiva distorta, alla stessa maniera in cui molti preferiscono un’orchestrina di liscio ad una sala da concerto, ritenendo la musica classica un qualcosa di antiquato e tedioso.La colpa di questo decadimento della sensibilità artistica è di tutti noi: di un pubblico non educato al bello, di una critica spesso ruffiana che anziché educarlo lo diseduca, di una scuola sempre più ignorante ed ottusa, di poeti e scrittori inconsapevoli dei propri limiti… Ma anche di chi vede e comprende tutto ciò, e per indolenza o malinteso “rispetto” non apre gli occhi a tutti: indicando, senza paura di critiche o ostracismi, che “il re è nudo”, come seppe fare, col coraggio dell’innocenza, il bambino della famosa favola di Andersen.