Nicola Stiso – Economia e Finanza
Non tutte le cose vendute risultano buone, né tutte quelle che non si riescono a vendere sono necessariamente prive di valore o utilità.
Non tutte le cose vendute risultano buone, né tutte quelle che non si riescono a vendere sono necessariamente prive di valore o utilità.
Tutto il processo economico è quindi un problema di scelte: scelte da parte dei consumatori e scelte da parte dei produttori. In ultima analisi le scelte si impongono perché le risorse sono limitate rispetto ai desideri.
Se gli adulti smettessero di fare i bambini, quest’ultimi avrebbero più modelli da imitare.
I corrotti ci saranno sempre ma se sono a capo di una piccola banca non avremo un disastro planetario e loro non saranno così potenti da evitare la Legge.
Adriano Olivetti si poneva sessant’anni fa questi quesiti: “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano, questi fini, semplicemente nei profitti? O non vi è qualcosa di più affascinante, una trama ideale, una destinazione, una vocazione?” Per tutta la vita Adriano s’impose di ricordare un ammonimento di suo padre Camillo, fondatore dell’azienda Ivrea: “Ricordati che la disoccupazione è la malattia mortale della società moderna; devi lottare con ogni mezzo affinché gli operai di questa fabbrica non abbiano a subire il tragico peso della miseria avvilente che si accompagna alla perdita di lavoro.” Adriano commentava: “Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi ad un nobile scopo.”
Il turbocapitalista non presta attenzione. L’affitta.
Amo i soldi più della mia vita, per soldi venderei anche la mia anima.