Orhan Pamuk – Libri
I libri aggiungono all’infelicità dell’uomo una profondità che scambiamo per consolazione.
I libri aggiungono all’infelicità dell’uomo una profondità che scambiamo per consolazione.
Solo chi ha fede in se stesso può essere fedele agli altri.
Restava solo una persona. In realtà era sempre stata l’unica.
– E cosa chiedi?- Non lo so. Qualcosa. Qualcosa. Invece di niente- Non è “niente”, è Perry Delloplane… e qualunque cosa si tiri dietro. È quello che è. Forse ti sforzi troppo di appiccicarci un nome.- Un’etichetta. Gli ho detto che odio le etichette. Forse prendevo in giro me stessa.- O forse l’incertezza ti mette a disagio. Capita ache al resto della razza umana. Se seduta in un’aula insieme a miliardi di persone, tutte che si sforzano d’imparare la stessa lezione.- Che sarebbe?- Come Accettare l’Incertezza. La risposta: Vivi nel presente. Non nel passato. E nemmeno nel domani. Solo nel presente. Vivi ogni istante, ora. Non aspettare il domani. Sai cosa fai quando passi il tuo tempo a chiederti come andrà con Perry? Rinunci al presente. L’oggi ti chiama, tenta di attirare la tua attenzione, ma tu sei concentrata sul domani e l’oggi scivola via come l’acqua nello scarico. E la mattina dopo ti svegli e l’oggi che hai sprecato è passato per sempre. È diventato ieri. E non saprai mai se per te quei momenti avevano in serbo per te momenti meravigliosi.
Mai due estranei legati allo stesso destino furono più estranei di noi. Mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti, più lontani di noi.
Ho ritrovato una fotografia di mio figlio ventenne.È in California con le amiche Erica ed Elisabeth Lennard.È magrissimo, sembra un ugandese, però bianco anche lui. Trovo che ha un sorriso arrogante, un’aria di scherno.Vuol dare l’impressione trasandata di un giovane vagabondo. Si piace così, povero, con l’aria da povero, la goffaggine di un ragazzo magro.È la fotografia che si avvicina di più a quella, mai scattata, della ragazza del traghetto.
Colpiscimi, subito, per asprezza ma in purezza. Ridammi, subito, un immobile “senso del dovere” che sappia con abile presunzione esprimere il senso alle cose. Raccontami una storia, la più dolce e violenta, per riderne insieme, uno accanto all’altra. Inventiamo un mondo lieve e distruttivo, restiamo mano nella mano, “parliamo d’amore” (ed è troppo necessario, in questo caso, l’uso delle virgolette), diciamoci “amore” o, almeno sfatti e stanchi proviamoci… magari ascoltando stilemi barocchi o graffi alla Nick Cave, leggiamo Ariosto e Benjamin, guardiamo Robert De Niro e Jean Gabin. Insomma doniamoci immagini, parole, suoni. Per noi sono cose importanti e non ozioso passatempo. Sai, alle volte, è atroce vivere in silenzio e non parlare con i propri angeli.