Oriana Fallaci – Libri
Mai due estranei legati allo stesso destino furono più estranei di noi. Mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti, più lontani di noi.
Mai due estranei legati allo stesso destino furono più estranei di noi. Mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti, più lontani di noi.
Così nascono, preziosa e fugace schiuma di felicità sopra il mare della sofferenza, tutte le opere d’arte nelle quali un uomo che soffre si innalza per un momento tanto al di sopra del proprio destino che la sua felicità brilla come un astro e appare a chi la vede come una cosa eterna, come il suo proprio sogno di felicità.
La spada è l’anima del samurai.
Scrivere è bere ogni giorno dalla sorgente delle vita. Scrivere è un vizio che ti fa volare dove solo chi vive con la penna in mano può arrivare.
Leggere mette in moto tutto dentro te: fantasia, emozioni, sentimenti. È un’apertura dei sensi verso il mondo, è un vedere e riconoscere le cose che ti appartengono e che rischiano di non essere viste, fà scoprire l’anima delle cose. Leggere significa trovare le parole giuste, quelle perfette per esprimere ciò a cui nonriuscibi a dare forma. Trovare una descrizione a ciò che tu facevi fatica a riassumere. Nei libri le parole degli altri risuonano come un’eco dentro di noi, perché c’erano già.
Alcuni libri vanno assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti.
Questo è un concetto che la cultura occidentale ha dimenticato: tutto è uno! L’idea della dicotomia è profondamente sbagliata e niente meglio di un grande simbolo cinese, la ruota dello yin e dello yang, rappresenta la vita: l’universo è l’amornia degli opposti, perché non c’è acqua senza fuoco, non c’è femminile senza maschile, non c’è notte senza giorno, non c’è sole senza luna… non c’è bene senza male! E questo simbolo è perfetto perché il bianco e il nero si abbracciano e all’interno del nero c’è un punto del bianco e all’interno del bianco c’è un punto del nero.Pensa ad una faccenda sulla quale non riflettiamo mai, noi che perseguiamo il piacere in ogni modo: non c’è piacere senza sofferenza e non c’è sofferenza senza piacere. Solo quando capisci questo godi del piacere e accetti la sofferenza! Noi non accettiamo che la nostra vita abbia in sé la sofferenza. Non l’accettiamo, non ci piace! E allora pasticche contro questo, iniezioni contro quell’altro, droga, gioie effimere… per nascondere la verità che è accanto al piacere: la sofferenza. […] La cura è un’altra. Non è la cura, è la guarigione che cerco, e la guarigione è la ricostituzione dell’equilibrio.