Oscar Wilde – Libri
C’è una specie di fato che perseguita le nostre buone decisioni. Ci si decide sempre troppo tardi.
C’è una specie di fato che perseguita le nostre buone decisioni. Ci si decide sempre troppo tardi.
La stilografica si fermò di colpo e gli occhi di Marina incrociarono i miei.Chiuse in fretta il quaderno.
Voglio scoprire cos’è la felicità e che cosa valga invece la sofferenza. E voglio scoprire perché gli uomini vanno in guerra e che cosa provano davvero in fondo al cuore quando essi pregano Dio.E voglio scoprire cosa uomini e donne sentano quando dicono di amare e quanti peccati facciamo e quanta gente inganniamo e perché tutto finisce nella morte.
“Se non sei capace di distinguere tra un Uomo e uno Hobbit, il tuo giudizio è peggiore di quanto non pensassi. C’è la stessa differenza che fra una mela e un pisello”.”Può darsi. A una pecora le altre pecore appaiono senza dubbio diverse”, disse Lindir ridendo. “E anche al pastore. Ma i Mortali non sono mai stati per noi oggetto di studio. […]”.
Io scrivo a mano mentre gli altri scrivono con i piedi. Io scrivo a mano perché una mano lava l’altra e le mie sono sporche d’inchiostro. Io scrivo a penna, puntuta, Dupont. È questo il punto. Io scrivo a penna perché le sensazioni vibrano attraverso un mezzo quasi da rabdomante. Io scrivo a penna e in stampatello per stampare in faccia al popolo bue la verità delle vacche sacre. Io scrivo a mano perché scrivere equivale a pugnalare, a pugnalare il resto che non mi appartiene.
Potevi pensare che era matto. Ma non era così semplice. Quando uno ti racconta con assoluta esattezza che odore c’è in Bertham Street, d’estate, quando ha appena smesso di piovere, non puoi pensare che è matto per la sola stupida ragione che in Bertham Street, lui, non c’è mai stato. Negli occhi di qualcuno, nelle parole di qualcuno, lui, quell’aria, l’aveva respirata davvero. Il mondo, magari, non l’aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l’anima.In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente.(da “Novecento”)
Pazza. Irrimediabilmente pazza. Persa e fottuta oltre l’orlo sdrucito del panico. Anni luce dalle geometrie spigolose della prudenza. La sedia e la frusta a dire ai fantasmi su che sgabello saltare.