Papa Paolo VI (Giovanni Battista Montini) – Guerra & Pace
La pace esige una sua psicologia, un suo spirito morale, che, prima di rivolgersi agli altri, si riflette sopra colui che vuole esercitare la pace.
La pace esige una sua psicologia, un suo spirito morale, che, prima di rivolgersi agli altri, si riflette sopra colui che vuole esercitare la pace.
Non sono venuta a portare la pace, sono venuta a portare la mia spada!
Combattere per la pace è come fare sesso per la verginità.
La guerra non è altro che una comoda elusione dei compiti della pace. In quanto sostituisce l’avventura esterna al lavoro e al miglioramento interno, essa è moralmente così screditata che si può ben pensare non sia mai stata altro che un mezzo di oppressione interna e di assoggettamento dei popoli, il grande mezzo ingannatore per indurli a gridare ‘evvivè alla propria sconfitta di fronte al governo vittorioso.
Regna la pace solo laddove a parlare è il cuore.
Adesso ci sono i soldi della guerra. Quella che promette aiuti. È diventata buona la guerra, umana, generosa, compassionevole, umanitaria? No, ma deve farlo credere. È fondamentale creare consenso alla guerra, far vedere che belle cose produce. Ci avevano già provato in Kosovo. L’idea della ‘guerra umanitarià si è formata sostanzialmente in quell’occasione: quando si decide di bombardare, di ammazzare, conviene garantire che dopo arriveranno gli aiuti. Certo si tratta di molto danaro, ma in fondo costa quanto un giorno o due di guerra, è un costo aggiuntivo che vale la spesa: è pubblicità, è comunicazione. E il mondo ‘umanitariò, in buona misura, è stato al gioco.
La pace è la quiete dopo la tempesta, è l’approdo dopo la guerra che abbiamo combattuto dentro di noi senza riuscire ad essere stati validi guerrieri.