Paulo Coelho – Libri
Studiamo quello che osserviamo ma ciò che vediamo non sempre esiste.
Studiamo quello che osserviamo ma ciò che vediamo non sempre esiste.
Interpretando la posizione delle mani degli Apostoli e dei pani disposti sulla mensa, è stato possibile ricavarne una frase musicale nota finora soltanto al suo artefice. Le mani, messe in preciso rapporto con i pani, hanno indicato una melodia perfettamente strutturata, e sono diventate musica: un adagio, con tempo d’esecuzione di 3/4, dodici battute e valori di durata delle note compresi tra la minima e la semiminima.Ma c’è di più; ho anche potuto scoprire nella musica del Cenacolo un messaggio, un frase scritta in ebraico antico, che, a sua volta, nascondeva una figura, come in un circolo nel quale le immagini si trasformano in suoni e i suoni di nuovo in immagini.
Lui è un uomo. E un’artista: ha il dovere di sapere che il grande scopo dell’essere umano è comprendere l’amore totale. L’amore non sta nell’altro ma dentro noi stessi. Siamo noi che lo risvegliamo. Ma perchè ciò accada abbiamo bisogno dell’altro. L’universo ha senso solo quando abboiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni.
Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere.
Sperava di essere abbastanza forte da lasciarla andare, sperava che il coraggio non lo abbandonasse al momento dell’ultimo bacio.
Nell’arte di vivere, l’uomo è insieme l’artista e l’oggetto della sua arte; lo scultore è il marmo, il medico è il paziente.
Ecco, mi hai guardato: uno sguardo perfetto, lasciatelo dire: tutto bulbi, senza il minimo movimento della testa, fulmineo, intenso, romantico, per l’appunto, che nessun altro è riuscito a intercettare; uno sguardo purissimo di figlio a genitore, ancora privo della crepa generata dalla colpa e dall’incomprensione che pure un giorno sopraggiungeranno a lesionarlo, quando per la prima volta, per una qualsiasi cazzata, io ti avrò ferita, o tu avrai ferito me; ma anche uno sguardo indimenticabile di femmina a maschio, colmo di tensione erotica, che ripeterai esattamente uguale il giorno in cui perderai la verginità, sotto quel plaid, nel gelo di una casa di campagna vuota e sconosciuta, quando, tutta raccolta nel tuo corpo come adesso, solleverai gli occhi in questo stesso modo verso quelli del ragazzo tremante che starà entrando dentro di te, e se li troverai chiusi saprai di non avere sbagliato, e li chiuderai anche tu; ma soprattutto uno sguardo coraggiosissimo, perché, a questo punto, se non avesse trovato il mio, se fosse andato a vuoto perché io ero poniamo là dietro a parlare al telefonino come la madre della tua migliore amica, o anche seduto qui, sì, ma intento a chiacchierare con lei invece che a guardare te, tu la forza, anziché trovarla, l’avresti perduta.