Pietro Abelardo – Religione
I credenti scambiano con la ragione ogni cosa inculcatagli, e da ciò consegue la loro superbia e intolleranza nei confronti dei non credenti.
I credenti scambiano con la ragione ogni cosa inculcatagli, e da ciò consegue la loro superbia e intolleranza nei confronti dei non credenti.
La parola credere è una cosa difficile per me. Io non credo. Devo avere una ragione per certe ipotesi. Anche se conosco una cosa non è detto che debba crederci.
Troppe volte facciamo le cose perché gli altri debbano vederci. Troppo spesso pensiamo alle decine di occhi che possono osservarci, come se tutto dipendesse da questo. Invece, dovremmo riflettere e pensare che gli unici occhi sempre rivolti su di noi sono di Colui a cui non potremo mai nascondere nulla. Credere e crederci.
La religione è inginocchiarsi tutta la vita a testa bassa innanzi a un statua fredda. La fede invece è volersi bene.
Credi veramente di avere fede oppure è attraverso le lacrime, che gli occhi vedono meglio Dio?
Non ci serve la forza di una chiesa per fare del bene ma l’umiltà della persona che siamo.
Tutta l’arte è un vaneggio, la politica è un vaneggio; i supermercati e le autostrade, la scienza e la letteratura, la filosofia e la guerra. La religione è un vaneggio, le chiese e le sigarette. L’amore è uno dei vaneggi più grandi. Noi stessi siamo un vaneggio chimico che sta in piedi e parla per non so quale tipo di miracolo. Siamo arte, la terra è arte e un vaneggio perché l’universo è un vaneggio enorme. Questo stesso commento è un vaneggio, ma qualcuno potrebbe considerarlo poetico e quindi arte. Secondo me è arte tutto quello che contiene l’impegno di una qualsiasi parte del cervello e i sentimenti, soprattutto gli ultimi perché sono un vaneggio del cervello e aiutano a produrre arte, più grande è il sentimento, più grande è il vaneggio, più grande è l’opera. Oggi mi andava di pensarla così, domani potrei anche pensarla in modo diverso, ma credo di no, ne sono quasi certo.