Primo Levi – Giornata della memoria
Il Lager è la fame.
Il Lager è la fame.
Accavalla denari, tirane dalla vacca
Non voglio parlare di memoria, ho una memoria viva ogni giorno nei miei pensieri, nelle parole, nel cuore. Soffro delle ingiustizie, degli stermini, della violenza, di un “non amore” che troppo prende il sopravvento sul rispetto per le ideologie e soprattutto sul rispetto per la persona. Voglio parlare della speranza che anche un solo gesto di ognuno di noi possa ogni giorno combattere quello per cui tante persone nel corso della storia hanno lottato. Io credo che un cambiamento sia fatto di tante piccole gocce e quelle gocce siamo noi, nella tolleranza, nel rispetto, nell’accettare le diversità, nell’amare, anche se il confronto non porta avvicinamento, ma amore.
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio.
L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.
Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.
Non perché non voleva, ma perché non poteva, Dio non è intervenuto ad Auschwitz. Ma egli non poteva intervenire perché nell’atto della creazione dal nulla si era limitato, anzi si era spogliato della sua potenza.