Primo Levi – Giornata della memoria
Se non altro perché un Auschwitz è esistito, nessuno dovrebbe oggi parlare di Provvidenza.
Se non altro perché un Auschwitz è esistito, nessuno dovrebbe oggi parlare di Provvidenza.
Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.
La guardia ci ha detto di metterci in fila per due, con le pale sulle spalle, e di andare sulla collina. Ha detto che era un ordine del sindaco e che dovevamo ubbidire. Così ci ha portati proprio in cima alla collina, dov’era più forte il gelo e la bufera, e ci ha ordinato di lavorare; ma lui è andato a mettersi in una casa, dopo averci detto di lavorare fino al tramonto. Noi piangevamo dal freddo, tutti abbiamo dovuto stare fino al tramonto finché lui non è tornato a prenderci.
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.Mai dimenticherò quel fumo.Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Ad Auschwitz tanti cuori, un solo silenzio, un solo terrore, un solo grido di dolore.
Mentre, liberatomi infine dalla mia lercia divisa e indossati panni civili, puliti, senza alcun contrassegno infamante, mi allontanavo da Bergen Belsen su un camion della Croce Rossa, capii che altrove, in una dimensione a me preclusa, si era giocata una partita a scacchi la cui posta e le cui perdite erano incalcolabili. Mi stupii che tutt’attorno la natura fosse rimasta indifferente, e che ci fosse ancora un maggio come quelli della mia infanzia. Per la prima volta il sole non era più offuscato dal fumo dei forni crematori e, tra le basse dune di sabbia, la brezza riavviava i radi cespugli di erica della landa di Luneburg.
Non perché non voleva, ma perché non poteva, Dio non è intervenuto ad Auschwitz. Ma egli non poteva intervenire perché nell’atto della creazione dal nulla si era limitato, anzi si era spogliato della sua potenza.