Silvana Stremiz – Frasi Sagge
Non puoi trasmettere emozioni che non sai vivere.
Non puoi trasmettere emozioni che non sai vivere.
Non c’è niente di vago o di indefinito nella tua intensità e nella tua passione nel momento in cui smetti di andare a destra e a sinistra e ti impegni direttamente.È la tua stessa inclinazione a coinvolgerti emotivamente in un modo che ti sovrasta, a portarti alle fughe laterali.Questa volta incontra ciò che la vita ha da offrirti a testa alta.
Sono le esperienza negative che c’insegnano, ci fanno comprendere, ci formano, ci donano forza. Da queste esperienze ci riscopriamo più forti, più veri, più sicuri di noi. Ci riscopriamo consapevoli che possiamo farcela. Possiamo affrontare tutto e vincere. La vita non è tutta rosa e fiori. “Anzi”. Ed è meglio così, se così non fosse; non capiremmo i valori importanti della vita, non capiremmo dove ci possiamo spingere, quando possiamo reagire. La vita è bella perché è varia, ed io la amo per questo.
È difficile mantenere una sorta di equilibrio interiore quando la tua vita non è altro che un continuo susseguirsi di cadute e tentativi di tornare in piedi. L’unico modo per non perdersi in questo labirinto è quello di stringere forte in mano il filo della tua esistenza, non dimenticare mai la direzione e gli scopi da seguire e non chiudere gli occhi di fronte agli ostacoli e alle svolte.
Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà.
Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio.
Perchè la vera Energia dell’Amore possa permeare la tua anima, deve trovarla come se fosse appena nata. Per quale motivo gli uomini sono infelici? Perchè vogliono imprigionare questa energia – e ciò è impossibile. Dimenticare la propria storia personale vuol dire mantenere questo canale pulito, lasciare che quell’energia si manifesti ogni giorno come desidera: significa accettare di essere guidati da essa…. e dopo un po’ di tempo, all disperazione, alla paura, alla solitudine, e a un tentativo di controllare l’incontrollabile. Secondo la tradizione della steppa, il cui nome è “Tengri”, per vivere pienamente bisogna essere in continuo movimento: solo così ogni giorno può essere diverso dall’altro. Passando per le città, i nomadi pensavano “Sono davveo poveri quelli che vivono qui: per loro è tutto uguale” Probabilmente i “cittadini” guardavano i nomadi e pensavano “Povera gente, non riesce ad a avere un posto dove vivere. “I nomadi non avevano passato, ma soltanto presente, perciò erano sempre felici – fino a quando i governanti comunisti gli intimarono di smettere di viaggiare e li obbligarono a stare in fattorie collettive. Da allora, a poco a poco a poco cominciarono a credere a quella storia che si reputava fosse la storia giusta. Oggi hanno perso tutta la loro forza.