Silvana Stremiz – Stati d’Animo
Ho imparato a non sentire, a non guardare e a fregarmene della cattiveria, la lascio possedere a chi fa di lei la sua ragione di vita.
Ho imparato a non sentire, a non guardare e a fregarmene della cattiveria, la lascio possedere a chi fa di lei la sua ragione di vita.
Ho curvato ogni mia parte, intenzione, sogno perché aderissero ai tuoi palmi. Ho misurato le parallele di strade tutte uguali e contato i passi nei vicoli, ho girato gli angoli e tracciato le perpendicolari. Non ho avuto soluzioni, ma ho fatto scorta di alternative, ho creduto nel caotico caso e nell’anima a soqquadro. Ho ascoltato le parole che non mi hai detto e le tue lacrime di certi umori storti. Un’esitazione o due. Tre parole o quattro. Sono rimasta clandestina e sequestrata. Incespico ancora tra le cose guaste e poche, tra le mezze allusioni che sono valse più dei discorsi interi. Nell’incertezza tra scomparire e rimanere, ho tolto luci e definizioni, lasciando i calchi alla penombra in uno spiraglio frastagliato di impressioni accennate. Rifletto le mani sulle pareti, gioco con le forme, racchiudendo nuvole nella stanza vuota. Un cielo col tetto a volta e l’aria che sa d’intonaco non più fresco. Anche l’attesa ha avuto un contrattempo. Ho scritto molto sui fogli raccattati da chi li accartocciava per distruggerti e ho ripreso tutte le tue parole per farle mie, scrivendo un rigo sopra e aggiungendo dell’altro spazio bianco perché tu continuassi con l’inchiostro e il tempo nuovo. Ho dimenticato do mettere a posto i fogli. E le finestre si aprono sempre all’improvviso. Ora lo so.
Si dice che tutti abbiano uno scheletro nascosto nell’armadio, l’amico è quella persona che sa qual è il tuo, ma finge di non conoscerlo.
Quello che realmente mi fa paura non è la morte in se stessa… non è lasciare questo mondo… prima o poi tocca a tutti… mi fà paura morire dentro… il cinismo, il non sapersi più emozionare, non sentire il cuore battere forte per qualcuno… vivere la vita di tutti i giorni senza poter alimentare la mia anima, quello mi angoscia…
Non c’è nulla di più triste di un anziano solo. Arrivato al suo tramonto. Incapace di contare sulle proprie gambe, forse indifeso come un bambino.
Stare bene è sprofondare in un abbraccio.
Sensazioni sparse sabbia nel vento granelli di pensieri a forma di nuvola con dentro un temporale che si trasformano in cristalli di ghiaccio, Assenza una carezza scivola sul viso che sà di primavera occhi profondi di mangrovie, tu sei il creato una luce che guida l’anima nessuna ruga sul tuo cuore batte melodie per bimbi mai nati nel Guf. Ti aiuterò a far nascere il sorriso di quelle anime e da lassù’ nella luce resteremo per sempre.