Silvia Nelli – Comportamento
Quando mi volto e me ne vado, stai pur certo che non ci ripenso. Quindi fai una cosa: prima pensa e poi parla e se mi volto eme ne vado; taci e accetta, perché non cambio idea.
Quando mi volto e me ne vado, stai pur certo che non ci ripenso. Quindi fai una cosa: prima pensa e poi parla e se mi volto eme ne vado; taci e accetta, perché non cambio idea.
La solitudine è un mondo molto sensibile. Volontariamente ci vestiamo in una dimensione diversa. Quasi senza far rumore, perché la solitudine questo ci chiede: un rispettoso silenzio per ascoltare o perderci nei pensieri a dispetto di tutto l’assordante rumore e dei quotidiani tormenti che ci circondano. Ogni tanto fa bene staccare la spina e vestirsi “elegantemente” di solitudine.
Non sopporto i “posso?”. “Posso chiamare?” “Posso stare con te?” “Posso rimanerti accanto?” Certe cose non si chiedono, si fanno, soprattutto con le persone che come me amano le sorprese. Quindi meno “posso” e più “fatti”.
Ogni anno che passa è un alibi per le mie pazzie, bisogna lasciarmi perdere… è…
Il ponte fra la disperazione e la speranza è una buona dormita.
Siamo polvere nell’aria, troppo spesso intossichiamo chi ci respira.
Troppe voci sento blaterare parole inutili, mi chiedo il senso di pronunciare cose che hanno il solo fine di farti risultare un’idiota, mi chiedo perché troppo spesso la bocca si apre senza essere collegata prima al cervello, mi chiedo perché certe persone non stanno zitte evitando di fare solo delle emerite figure di merda.
La solitudine è un mondo molto sensibile. Volontariamente ci vestiamo in una dimensione diversa. Quasi senza far rumore, perché la solitudine questo ci chiede: un rispettoso silenzio per ascoltare o perderci nei pensieri a dispetto di tutto l’assordante rumore e dei quotidiani tormenti che ci circondano. Ogni tanto fa bene staccare la spina e vestirsi “elegantemente” di solitudine.
Non sopporto i “posso?”. “Posso chiamare?” “Posso stare con te?” “Posso rimanerti accanto?” Certe cose non si chiedono, si fanno, soprattutto con le persone che come me amano le sorprese. Quindi meno “posso” e più “fatti”.
Ogni anno che passa è un alibi per le mie pazzie, bisogna lasciarmi perdere… è…
Il ponte fra la disperazione e la speranza è una buona dormita.
Siamo polvere nell’aria, troppo spesso intossichiamo chi ci respira.
Troppe voci sento blaterare parole inutili, mi chiedo il senso di pronunciare cose che hanno il solo fine di farti risultare un’idiota, mi chiedo perché troppo spesso la bocca si apre senza essere collegata prima al cervello, mi chiedo perché certe persone non stanno zitte evitando di fare solo delle emerite figure di merda.
La solitudine è un mondo molto sensibile. Volontariamente ci vestiamo in una dimensione diversa. Quasi senza far rumore, perché la solitudine questo ci chiede: un rispettoso silenzio per ascoltare o perderci nei pensieri a dispetto di tutto l’assordante rumore e dei quotidiani tormenti che ci circondano. Ogni tanto fa bene staccare la spina e vestirsi “elegantemente” di solitudine.
Non sopporto i “posso?”. “Posso chiamare?” “Posso stare con te?” “Posso rimanerti accanto?” Certe cose non si chiedono, si fanno, soprattutto con le persone che come me amano le sorprese. Quindi meno “posso” e più “fatti”.
Ogni anno che passa è un alibi per le mie pazzie, bisogna lasciarmi perdere… è…
Il ponte fra la disperazione e la speranza è una buona dormita.
Siamo polvere nell’aria, troppo spesso intossichiamo chi ci respira.
Troppe voci sento blaterare parole inutili, mi chiedo il senso di pronunciare cose che hanno il solo fine di farti risultare un’idiota, mi chiedo perché troppo spesso la bocca si apre senza essere collegata prima al cervello, mi chiedo perché certe persone non stanno zitte evitando di fare solo delle emerite figure di merda.