Søren Aabye Kierkegaard – Religione
Se mi etichetti mi annulli.
Se mi etichetti mi annulli.
“Nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che furono formati quando ancora non ne esisteva uno” (sal 139,16) seduzione di Dio amore! Ci hai sedotti per primo signore, poi ti sei lasciato sedurre dal canto di lode che ogni giorno leviamo a te, leggendo le note nello spartito della nostra vita; fino al volgersi dell’ultima pagina… in quel tempo continueremo, alla tua presenza con il coro degli angeli, l’eterna sinfonia celeste!
Per alcuni la speranza è “Dio”, per me è il domani, quel giorno che deve ancora compiersi, candido, pieno di futuro.
Ammettiamo l’assurdità che Dio esista effettivamente; è evidente che non risponda mai alle chiamate.
La critica della religione è il fondamento di ogni critica.
Splendida e inimmaginabile la dimora di Dio nei cieli! Profuma di potenza e rispetto, l’amore regna ovunque! Il Paradiso del suo cuore giustizia, felicità amore, no esistono lacrime nella sua dimora! Ma, solo pienezza di gioia nella luce divina, tutte le sofferenze della terra, verranno dimenticate perché Lui è il nostro Dio, ciò che abbiamo sofferto verrà trasformato in gioia eterna!
11Sali in Gàlaad e prendi il balsamo,vergine, figlia d’Egitto.Invano moltiplichi i rimedi,non c’è guarigione per te.12Le nazioni hanno saputo del tuo disonore;del tuo grido di dolore è piena la terra,poiché il prode inciampa nel prode,tutti e due cadono insieme.20Giovenca bellissima è l’Egitto,ma un tafano viene su di lei dal settentrione.21Anche i suoi mercenari nel paesesono come vitelli da ingrasso.Anch’essi infatti han voltate le spalle,fuggono insieme, non resistono,poiché il giorno della sventura è giunto su di loro,il tempo del loro castigo.22La sua voce è come di serpente che sibila,poiché essi avanzano con un esercitoe armati di scure vengono contro di lei,come tagliaboschi.23Abbattono la sua selva – dice il Signore -e non si possono contare,essi sono più delle locuste, sono senza numero.24Prova vergogna la figlia d’Egitto,è data in mano a un popolo del settentrione.27″Ma tu non temere, Giacobbe mio servo,non abbatterti, Israele;poiché ecco, io ti libererò da un paese lontanoe la tua discendenza dal paese del suo esilio.Giacobbe ritornerà e godrà in pace,tranquillo e nessuno lo molesterà.