Stefano Benni – Tempi Moderni
Guerra, finanza e show ormai si assomigliano. Da una parte gli attori, dall’altra gli spettatori. Questa è la regola, ormai.
Guerra, finanza e show ormai si assomigliano. Da una parte gli attori, dall’altra gli spettatori. Questa è la regola, ormai.
Oggi la maggior parte degli studenti sostiene di voler diventare famosa, e lo dice con assoluta serietà. Vent’anni or sono un’affermazione simile sarebbe stata considerata piuttosto impudente. Nel corso di una generazione, tuttavia, i presupposti culturali si sono ribaltati. Negli anni’50 e’60 non si andava in giro raccontando di voler diventare famosi. Ci si accontentava di diventare medico o poliziotto. Se si diceva di voler diventare famosi, si doveva come minimo mettere in chiaro in quale campo, e così lo scopo da raggiungere veniva anteposto alla celebrità in sé. Adesso è diverso. Prima si decide di diventare famosi, poi, in seconda battuta, si valuta come. Che la fama di cui si gode sia merita è irrilevante o quasi. Nel peggiore dei casi, ci si accontenta di essere lo stronzetto di un reality-show, o, volendo scendere ancora più in basso, di commettere un crimine dai risvolti sensazionali. Io ho precorso questa evoluzione; è come se avessi sempre saputo che, un giorno, diventare famoso sarebbe equivalso a essere un individuo volgare. Ho sempre evitato la volgarità.
Vivo un’epoca nella quale ci si vergogna di mostrare le proprie lacrime, ma non le proprie mutande.
La gente pagherebbe pur di comprare qualcosa gratis.
Per alcuni studiosi stiamo entrando in un nuovo medioevo, per me non ne siamo mai neanche usciti.
Abbiamo superato i limiti del divertimento e della coerenza, ma ormai non ci accontentiamo più neppure dell’infinito.
In Europa la tradizione anglosassone sta alla tradizione latina come l’olio sta all’aceto. Ci vogliono entrambi per fare la salsa, altrimenti l’insalata è poco condita.