Antonio Recanatini – Comportamento
Puntare il dito costantemente verso gli altri è sintomo di profonda disonestà, ma lasciare che i colpevoli la scampino sempre è sintomo di grande superficialità.
Puntare il dito costantemente verso gli altri è sintomo di profonda disonestà, ma lasciare che i colpevoli la scampino sempre è sintomo di grande superficialità.
Il cinismo non è una difesa, nemmeno una diga capace di arginare le proprie debolezze, è l’arma convenzionale con cui offendiamo, siamo tolleranti verso questo virus perché, come esseri umani, abbiamo una scorta di munizioni inesauribile.
La carità è borghese, è un costume rabberciato, indossato per l’occasione, squallida come un signorotto che si toglie i guanti nel bel mezzo della piazza, mette le mani in tasca e lascia scivolare qualche spiccio nel cappello del barbone, guardandosi bene dallo stringere la mano o toccarlo. La carità è una beffa, sostituisce gli stati sui diritti che dovrebbe assicurare, ma non sostituisce la dignità e assicura lunga vita ai disonesti.
Voglio essere la riva che accoglie le tue turbolenti acque. Ti aspetto come il deserto aspetta le sue piogge. Ti aspetto in un angolo di paradiso tra l’indifferenza della gente che non ha più sogni né desideri. Ti aspetto…
Se mi chiederai quanto sia importante il mio amore per te, probabilmente non saprò risponderti, ma posso garantirti che il tuo viso è la copertina del libro sulla mia vita.
L’amore è un sentimento selvaggio, quasi scortese, non bussa alla porta, non suona il campanello, entra in casa senza preavviso e siede a capotavola come padrone.
Corri, corri a chiederle scusa quando sai di aver sbagliato, corri a portarle un fiore quando sai che sta piangendo,corri a ricordarle il tuo amore quando sai che è triste. L’amore merita rispetto, sempre.
Il tuo silenzio è la mia coscienza che brulica.
E tanto più ti penso strega, tanto più noto di non essere immune dal rumore del tuo sguardo e tanto più vorrei rimanere imprigionato nella rabbia e allontanarmi, tanto più le tue parole rasserenano ogni mio sgomento, tanto più raccolgo immagini per vederti brutta, tanto più mi accorgo di quanto divento vulnerabile di fronte a te. Tutto ciò che ricerco per potermi dissuadere dall’averti mi costringe ad amarti.
Non lo odio nemmeno quelle sere che non riesce a parlare e pretende solo da bere. Non lo odio quando dimentica che sono io di fronte e mi parla male di lei, non lo odio quando diventa una larva e rimane chiuso in casa per giorni, non lo odio se mi parla di bene con la rabbia di ossesso, non riesco ad odiarlo quando si avventura in oscure trame, non lo odio se mi porta rancore. Io sono Antonio e non odio la debolezza perché non sono mai stato troppo forte.
Ci sono momenti in cui viene spontaneo augurarsi che l’amore possa prevalere su tutto, ci sono momenti in cui è facile dimenticare la melma che pervade i nostri bisogni, forse proprio su queste illusioni, si pone il sorriso adatto ad abbracciare la vita e allontanarsi dalla perdizione.
Il carnevale di periferia dissonava con gli altri, non vedevi pennacchi di indiani, vestiti di cowboy, pistole e frecce, damigelle e fatine, a limite potevi fermarti a guardare alcune stelle filanti passate per caso. Però, non mancavano mai i coriandoli, passavamo giornate a lavoro per ricavarli dal taglia carta gigante del padre di Roberto. Ogni carnevale, alle tre di pomeriggio, aprivamo il garage al pubblico e distribuivamo buste di coriandoli ai conoscenti, ai compagni di scuola e ai nemici. Non ho mai amato il carnevale, ma quei pomeriggi sono rimasti impigliati nella gola.
Sempre e comunque a modo mio, scontroso con la banalità, spontaneo e indisponente con la…
L’ipocrisia imperante è lo strumento migliore per valutare il grado d’involuzione dell’uomo.
Non mi fanno paura cento idioti che parlano, ma i milioni di cretini che fanno…
C’è una differenza sostanziale tra ribelle e contestatore. Il ribelle pone in gioco la vita…
Puntare il dito costantemente verso gli altri è sintomo di profonda disonestà, ma lasciare che…