Barbara Brussa – Comportamento
La reiterazione del medesimo sbaglio, significa non aver imparato nulla da esso; significa non maturare mai né acquisire le basi per ottenere un minimo di saggezza.
La reiterazione del medesimo sbaglio, significa non aver imparato nulla da esso; significa non maturare mai né acquisire le basi per ottenere un minimo di saggezza.
Se ciò che dici di voler fare, è davvero quello che vuoi: fallo!L’intenzione priva di azione, è simile ad un fiore reciso: bello, ma appassirà in fretta.
Comprendo e rispetto l’intento, ma non il modo.Non è sempre vero che “il fine giustifica i mezzi”.
Occorre strappare al proprio sguardo gli indumenti del pregiudizio, prima di poter vedere la “verità” di qualcun altro.
L’amore, l’amicizia o l’affetto che non sanno farsi gesto, parola e presenza, sono semplicemente degli “ipocriti impostori”.
Suppongo che per non avere alcun “antagonista”, sia necessario “incipriarsi il volto” con uno spesso strato di ipocrisia.
Un solo dato di fatto è in grado di sterminare un esercito di banali “giustificazioni”.
Per essere Uomini e Donne, occorre agire con umiltà, consapevolezza, rispetto, dignità e amore; portandosi sempre dietro quel grande bagaglio di valori che negli anni abbiamo (o dovremmo aver) raccolto… Un bagaglio che pesa nulla sulle spalle, ma pesa molto sulla bilancia della Vita. Solo così si può essere considerati per il reale valore che abbiamo.
Il vero tradimento è spacciare per amore il puro egoismo e le catene del possesso; il tradimento fisico ferisce, ma quello dell’anima uccide. Lentamente, a piccole dosi, ma è un veleno letale.
La delicatezza è tutt’altro che debolezza: può polverizzare la più dura delle corazze; buttar giù porte e frantumare recinti, per raggiungere, in punta di piedi, il sacro regno del Cuore e conquistarlo.
Qualunque scelta, dalla più banale alla più decisiva, porta in sé il germe del rischio. Le scelte sono indicazioni sommarie, appese ai tanti angoli della vita: compierle, significa semplicemente Vivere.
Sorrido, quando càpita di sentirmi dire: non ti riconosco. Come fosse così strano avere dentro di sé mille sfaccettature di un unico diamante. Come fosse folle possedere il fuoco della passione e le acque calme della tenerezza; l’istinto e la ragione; la dolcezza dell’amore e l’impeto della gelosia; il bianco e il nero; la luce e l’ombra. Sorrido, ma dalle labbra gocciola il sapore amaro di un “non ti riconosco” che urla al mio cuore tutta la sua ostinata indifferenza.
L’immoralità risiede nell’animo di coloro che riescono a vederla anche laddove non c’è.
Lo scintillio di certe maschere incanta per un po’, finché il travestimento non scivola sulla bava dell’ipocrisia tradendo il fasullo.
Quando il dire sarebbe solo crudele, gratuito e irrilevante, la nudità del pensiero trova il suo pudore nel silenzio.
L’ascolto profondo è una mano che scosta con noncuranza le apparenze e abbraccia con forza la vera essenza.
Vi è bisogno di equilibrio, per non cadere da una sana autostima ad una fastidiosa presunzione.