Dan Simmons – Stati d’Animo
Provavo una sensazione che non era vero e proprio disappunto, che si gonfiava come collera ma non era altrettanto chiara, che confinava con la gelosia. Ma questo era assurdo.
Provavo una sensazione che non era vero e proprio disappunto, che si gonfiava come collera ma non era altrettanto chiara, che confinava con la gelosia. Ma questo era assurdo.
La folla ha passioni, non cervello.
Ira.Canta, o Musa, l’ira di Achille, figlio di Peleo, micidiale, omicida, destinato a morire; canta l’ira perché costò agli achei tanti bravi uomini e che tante anime vitali e vigorose mandò alla tetra dimora della Morte. E già che ci sei, o Musa, canta l’ira degli dei stessi, così potenti e petulanti, qui, nel loro nuovo Olimpo; e l’ira dei pochi umani veri rimasti, seppur egocentrici e inutili. Mentre canti, o Musa, canta anche l’ira di quelle creature riflessive, senzienti, serie, ma non del tutto umane, che sognano sotto i ghiacci di Europa, che muoiono nella cenere sulfurea di Io e che sono nate nei gelidi crepacci di Ganimede.Oh, e canta anche me, o Musa, canta il povero Hockenberry rinato senza volerlo, il povero defunto professor Hockenberry, Hockenbush pe gli amici, amici da molto tempo tornati polvere in un mondo da molto tempo abbandonata. Canta la mia ira, sì, la mia ira, o Musa, per quanto piccola e insignificante a confronto della collera degli dei immortali o della furia del deicida, Achille.
Tanto detesto la morte, le buie porte dell’Ade, quanto detesto un uomo che con le labbra dice una cosa e nel cuore ne cela un’altra.