Fabio Privitera – Frasi d’Amore
Siamo così abituati a guardare la complessità delle emozioni umane da stupirci per la semplicità della soluzione naturale.
Siamo così abituati a guardare la complessità delle emozioni umane da stupirci per la semplicità della soluzione naturale.
Loro stavano insieme, non importa a quante miglia di distanza, non temevano oramai nulla che potesse dividerli, e questo li portava a sentirsi sfiorare le mani e gli sguardi senza aver bisogno di occhi e dita.
C’è sempre un’attesa che fa ribollire il sangue più di quanto la pressione arteriosa sia in grado di contenere. Se non si scoppia è proprio perché il desiderio di arrivare indenni a quel momento è così forte da modificare, per quel che basta, le leggi della natura.
L’amore in sé non è dipendenza ma coalizione, armonia tra i sensi e i sessi che lo fanno muovere attraverso le infinite sfere della vita, nel turbinio di passioni e fermezze, fino a farlo sfociare in qualcosa che abbraccia tutto, mente, corpo, anima, che si annullano per divenire pura energia. In tutto questo ci si muove insieme, non per bisogno o dipendenza, ma per la naturalità stessa del movimento che riproduce se stesso.
L’amore è unione, e come tale, quando lo si vuole controllare, è come voler tirare via da sé qualcosa che si ha ormai cucito addosso, e allora il dolore è inevitabile ed è lancinante.
L’energia più grande è sviluppata da due reciproci che si compenetrano infinite volte.
L’amore viene ucciso ogni giorno, da chi annega nella sfiducia che per amare dovrà sempre sacrificare qualcosa di sé.
In un rapporto vero, autentico, non sussistono regole, ma lo si vive negli eventi che ci coinvolgono, sia che essi avvengano ogni giorno, sia che avvengano saltuariamente. Viversi permette di conoscersi, di condividere emozioni e di sorprendersi quando comprendiamo che un’altra persona sente le nostre stesse emozioni. Penso sia questo che porti un’amicizia, un amore, a durare nel tempo: la capacità intrinseca nelle persone di condividere le emozioni.
Una volta che due anime affini si sono incontrate possono perdersi mille volte. Non esiste distanza o silenzio che possa più farle sentire lontane e inascoltate l’una dall’altra.
Non ci si innamora mai di chi è perfetto per noi, ma di chi, in un determinato momento della vita, ci dà le emozioni di cui abbiamo bisogno.
Ci sono volte in cui non sai se devi riparare una cosa o cambiarla. Questo va bene con le cose, perché quelle prima o poi ci lasciano comunque. Ma un emozione, un sentimento, non possono mai essere cambiati con qualcos’altro di nuovo, val sempre la pena di cercare di riparare almeno finché quell’emozione, quel sentimento, persistono in noi. Poi, se davvero dovranno lasciarci anche quelle, avverrà comunque nel tempo ma non vi sarà alcun rimorso di non aver fatto tutto quello che si poteva fare per dare nuova vita a quello che sembrava terminale.
Siamo acerbi, grosso modo per un lungo tratto della nostra vita. Lo siamo così da sentire l’agro e il dolce in tutto, e da dire d’aver amato e sofferto tanto e molte volte. Ma è solo immaturità o una giovinezza attardata. È solo che abbiamo ancora da scavare dentro di noi, per allontanarci da quanto accade alla chimica della pelle e dei sapori, e più scaviamo più sentiamo l’amore manifestarsi in modo diverso, sempre più forte. Nuovo ma ancora non sufficiente a poter dire di star amando davvero, perché stiamo continuando a guardare le cose dal dentro a fuori e a sentirle da fuori a dentro. Finché non sentiremo e vedremo lungo la stessa direzione mal interpreteremo tutto, anche l’amore e il dolore, e saremo così facili ad amare e soffrire, pur non vivendo affatto materialmente alcun amore né sofferenza.
Non basta osservare, non basta toccare, non basta ascoltare. Tutto ciò serve solo a raccogliere maggiori dati. Le persone, e la vita, vanno sentite con qualcosa di diverso dai sensi, perché non è vero affatto che gli occhi sono lo specchio dell’anima, non è colpo di fulmine quell’elettricità nel tocco. La vera essenza sta nel vedere al di là delle palpebre chiuse, nel sentirsi scivolare qualcuno addosso a distanza di chilometri, nell’ascoltare il silenzio colmo della voce di chi si ama.
Il guaio quando ci innamoriamo è che la passione, l’attrazione, il desiderio di coniugare insieme mente e corpo non ci permettono di osservare attentamente attraverso l’altro, di proiettarci al di là del sentimento così da comprendere come sarà la vita in due. Il guaio è che ci si deve frequentare a fondo, attraversare crisi e superarle affinché ci possiamo rendere consapevoli di quanto vuoto ci possa essere tra i confini dell’innamoramento e quelli dell’amore sul quale si vorrebbe essere. Ed è un vero salto nel vuoto in volo. E il guaio è che durante questo volo si può cadere inaspettatamente, e affezionarsi piuttosto che tenere alta la fiamma. E il guaio è che se la fiamma si spegne prima di raggiungere l’altro confine, si resti lì nel limbo dell’affetto che non è più passione e non è diventato amore.
I disillusi si sono solo illusi che ciò che diceva il cuore doveva essere ciò che la propria mente interpretava e si son così preclusi la strada verso la libertà d’amare ciò a cui il cuore aspirava davvero. Amare è oltre ciò che la mente intende.
Ogni abbraccio è lacerante perché, sia che sia un ritrovarsi, sia che sia un saluto, quando ci si stacca pezzi d’anima si staccano dall’uno per andare nell’altro così che, a distanza, l’anima reclama sempre i suoi brandelli ed è da lì che sentiamo la mancanza. La mancanza non è mai solo della persona distante ma soprattutto di quella parte di noi che ora gli appartiene.
Certi amori riaffiorano e basta, per qualche attimo, quasi a volersi accomodare per un caffè prima di riprendere il loro viaggio in qualunque altro luogo, lontano dal tempo in cui erano casa.