Michelangelo Da Pisa – Comportamento
Appaio per come parlo, sono quel che taccio, sogno ciò che scrivo.
Appaio per come parlo, sono quel che taccio, sogno ciò che scrivo.
Un principio della fisica che mi affascina è quello dei vasi comunicanti, secondo il quale un liquido contenuto in due contenitori tra loro connessi, anche se di forma differente, si disporrà allo stesso livello in ognuno degli stessi. Questa sorta di forza compensativa, che fluisce da un corpo a un altro fino a equipararsi, che annulla ogni diversità attraverso la semplicità della comunicazione. Quasi a voler dire: “quel che ho te lo dono, quel che sei, io sono.” L’impavido coraggio della poesia contagia tutto, anche la fisica.
Se non cambi strada, non saprai mai a cosa rinunci.
Mi dissocio dal tempo, mi avvalgo della facoltà di non crescere.
Non c’è cambiamento senza predisposizione a se stessi.
La gentilezza è una moneta da spendere senza pretendere una contropartita. Chi si pente di un gesto cordiale, non è all’altezza del gesto stesso.
L’uomo è così egoisticamente impegnato a coltivare il suo piccolo giardino che non si avvede dell’incombenza del deserto attorno a lui.
Siamo la cartina tornasole delle nostre azioni, checché ne dica il resto del mondo, ognuno è ciò che fa.
Fa’ che le azioni abbiano il colore delle parole. Fa’ che il sorriso abbia il suono della fiducia. Fa’ che lo sguardo abbia il sapore dell’orizzonte. Fa’ che la pelle abbia l’odore delle stelle. Splendi e sii sinonimo di felicità.
Sono un eremita sentimentale in attesa di un cataclisma emotivo che mi converta all’amore.
Mantenete tonico il pensiero, meno flessioni, più riflessioni.
Non credo ai ritorni, l’unica mia religione è la presenza, la mia fede è il misticismo dell’essenza. Se resti, sei il mio culto, se vai via, il mio occulto.
Sono il risultato della sottrazione tra i gesti ricevuti e quelli compiuti, un complesso calcolo emozionale, una variabile impazzita tra le costanti dell’irreale.
Imparo dall’edera che s’inerpica caparbia, sognando il cielo.
Chi pratica indifferenza è sentimentalmente onnipotente.
Con la gentilezza, il garbo e l’educazione ci ho sempre rimesso tempo e sentimenti, ma il fare è impietosamente sopraffatto dall’essere. Non sarà certo il vento della mediocrità esistenziale a farmi cambiare rotta. Vivo nel mio utopico micromondo ed è schifosamente perfetto così com’è.
Se le persone fossero realmente lunatiche, mostrerebbero sempre la stessa faccia.