Vera Somerova – Morte
Non sarebbe meglio nascere a cent’anni in una bara e morire a zero nel grembo materno?
Non sarebbe meglio nascere a cent’anni in una bara e morire a zero nel grembo materno?
Lei, dal viso pallido e dagli occhi color sangue non ha cuore perché ti ha strappato via dalle mie braccia senza tener pietà del mio angoscioso e piangente sentimento.Lei che triste e solitaria sa di far male, non può far altro che donare rassegnazione perché sa che è così che deve andare, per quanto può far male.
La vita è un lungo conto da pagare con la morte. La morte è un invito gratuito alla mensa dell’ignoto.
La consapevolezza della morte ci incoraggia a vivere.
“La morte è, insieme alla nascita, il momento più importante a cui un” essere vivente “è chiamato”; a tanti mette paura, angoscia, tormento poiché si è attaccati al proprio “guscio carnale” ma, come alcuni animali fanno la muta per trasmigrare in un’altra “corazza” così l’anima fa con il nostro corpo mortale.La vita: esistere in un dato periodo temporale, in un casuale intervallo spazio tempo, ci permette di vivere l’esperienza terrena.Dobbiamo capire che il nostro effimero passaggio è la somma di tanti passaggi.Così è… così sarà; sino alla fine dell’evoluzione della materia organica ed inorganica.La non materia è l’elemento più evidente che ci permette di capire che come un albero “vive sopra, così sotto…”… così sopra, così sotto…Il buio annebbia i nostri occhi solo se non siamo capaci di aprirli e di osservare l’evidente che è dentro noi…Prima o poi capiremo. Tutti.
Vorrei morire dopo aver pareggiato i conti su quel che ho dato e quel che ho ricevuto.Tanto ho dato siatene certi, ed ancora poco avuto.
Chi ben vive, ben muore.