Non sono più io, quella che sorride. Io sono l’ombra dell’intolleranza alle mie gioie. Non ho alibi per la mia cattiveria. Mi odio al punto da fingere che mi sia rimasto un briciolo di stima. Non ne ho per me, non ne ho per nessuno. Ho solo questo inutile, finto e riprovevole sorriso.
L’ipocrisia di certi bigotti è quasi pari alla loro ignoranza.
Pensaci mille volte di più anche se solo con una parola potresti ferire, ma non perdere nemmeno un minuto se hai deciso, invece, di parlare d’amore.
Ogni tanto è bene dialogare con la propria coscienza.
Una storia consegnata ai sensi, come quella del cristo – e quella di quel qui inespresso dell’esserci – del pastore contro la dispersione che chiamò a raccolta la sua memoria e, tutto il mercurio dei suoi termometri fu arruolato per un proiettile, in un solo colpo, come la punta di uno spillo forgiato da un blocco di continue rinunce per sottrazione di spore e di troppo sapore.
La poesia è la frontiera delle parole. Oltre, solo il silenzio.
A parlare coi muri ci si procura solo un gran mal di testa.